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«I muri sono inclinati in modo evidente: abbiamo paura»

DOPO IL ROGO . Ultimate le operazioni di bonifica dei pompieri. Il cantiere ieri era inattivo
Via Cantore e via Alberto Mario riaperte soltanto a pedoni e bici I commercianti: «Serve un collegamento anche con via Mazzini»

 L'area attorno all'edificio è stata transennata in modo da consentire il passaggio di bici e pedoni DIENNEFOTO
L'area attorno all'edificio è stata transennata in modo da consentire il passaggio di bici e pedoni DIENNEFOTO

 L'area attorno all'edificio è stata transennata in modo da consentire il passaggio di bici e pedoni DIENNEFOTO
L'area attorno all'edificio è stata transennata in modo da consentire il passaggio di bici e pedoni DIENNEFOTO

Commercianti di via Cantore e dintorni ancora sul piede di guerra.
Prima lo spavento per il grande incendio che ha distrutto il palazzo dell'ex pizzeria, al civico 2 di via Mario Alberto, minacciando i loro negozi. Poi il timore di un brusco calo della clientela a causa delle transenne che chiudono la zona del rogo. Infine la paura del crollo dell'edificio bruciato. Dal quale, per di più, l'altra sera è caduto a terra parte del profilo in pietra di una finestra tra le più alte. Insomma il palazzo di quattro piani, di cui rimangono solo i pericolanti muri perimetrali cosparsi di crepe, sta diventando un vero e proprio incubo per i negozianti.
E loro, dicendosi preoccupati anche per la scarsa attenzione di cui si sentono oggetto, proseguono sulla strada del risarcimento, affidandosi insieme, in un gruppo di circa una decina di esercenti, a un legale per rivalersi sui proprietari dell'edificio distrutto dal fuoco. Le pratiche stanno procedendo in queste ore.
Nel frattempo, il cantiere è rimasto vuoto, come del resto le vie attorno.
Alcuni operatori, in mattinata, hanno provveduto solo a sbarrare con transenne e reti da cantiere l'accesso dalla parte di via Mazzini, a fianco della farmacia Due Campane, e a delimitare l'edificio sul lato di via Mario Alberto e via Cantore. Lungo quest'ultima comunque ora si può passare a piedi, sul marciapiede, contrariamente a due giorni fa.
«A noi, però, interessa soprattutto che venga creato un collegamento con via Mazzini, che è la strada più frequentata e dalla quale proviene la maggior parte dei nostri clienti. Perché noi viviamo grazie al passaggio della gente, ma qui attorno ora c'è il deserto. Non si può perlomeno liberare il marciapiede?», chiedono i commercianti.
«Nessuno ci ha spiegato perché dall'altro lato si può passare e da lì invece no. La facciata del palazzo ha forse maggior rischio di crollo? Vorremmo essere tenuti informati anche sull'intervento che si pensa di eseguire, visto che le nostre proprietà sono confinanti o vicinissime. Ma per il momento non c'è modo di sapere nulla».
I residenti di via Cantore, sporgendosi dalle proprie finestre, affermano di notare chiaramente che il muro del palazzo bruciato è curvato verso l'esterno in modo preoccupante. La «gobba» deve essere stata causata dalla spinta esercitata delle travature metalliche, modificate e contorte dal calore dell'incendio. Presagendo un rallentamento dei lavori di messa in sicurezza dell'edificio, gli abitanti temono addirittura di vederselo crollare da un momento all'altro a ridosso delle loro case.
I vigili del fuoco, che si sono occupati di liberare l'interno del palazzo dalle parti in bilico e in pericolo di caduta, come monconi di travi o porzioni di pareti, subito avevano ipotizzato l'installazione di una gabbia metallica per contenere e puntellare i muri esterni.
Un sistema, questo, utilizzato all'indomani del terremoto de L'Aquila per scongiurare ulteriori crolli prima dei lavori di ricostruzione. Ma tutto deve essere fatto con il benestare dei proprietari, ai quali spetta la decisione di demolire o meno il palazzo.

Lorenza Costantino

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