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I familiari di Fabbri chiusi nel dolore

Alessia Fabbri mentre partecipa a una corsa in città
Alessia Fabbri mentre partecipa a una corsa in città
Alessia Fabbri mentre partecipa a una corsa in città
Alessia Fabbri mentre partecipa a una corsa in città

È con tono fermo, ma gentile, che chiede di essere lasciata in pace. «Non desidero parlare con i giornalisti» dice al telefono Elena Dusi, che nello spaventoso naufragio di martedì sui frangiflutti di Rimini ha perso il marito Alessandro Fabbri, cardiochirurgo in pensione, e la figlia Alessia, notaio. La voce rivela il carattere forte di una donna che sta affrontando il dolore per una perdita indicibile. Dopo il penoso viaggio nella cittadina romagnola, dove si trovano ancora le salme delle quattro vittime, ora è di nuovo nella sua casa, al Basson, alle porte della città. A starle vicino c’è l’altro figlio, Francesco, che fino a qualche giorno fa era impegnato a pianificare il proprio matrimonio, già programmato per metà giugno.

Fra gli amici, nessuno si vuol rassegnare alla disgrazia. «La persona che era al timone era stata praticamente tre anni in mare, affrontando situazioni estreme e anche Alessandro era un velista esperto... Quante volte ha navigato dalla Sicilia a Trieste» commenta Renzo Olmari, amico del cardiochirurgo, con il quale, 35 anni fa, ha fondato l’associazione Cuore per la vita, attiva nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. «A causare la tragedia è stata sicuramente l’avaria del motore, non certo l’inesperienza» aggiunge.

Fabbri, fino al 2009, era stato primario di cardiochirurgia al San Bortolo di Vicenza. «Ci eravamo sentiti per farci gli auguri prima di Pasqua», ha raccontato commosso al Giornale di Vicenza il dottor Paolo Magagna, aiuto di cardiochirurgia nello stesso reparto, «era contento, mi disse che avrebbe preso la barca per portarla nel Sud... È un dolore che non ho mai provato prima, è stato il mio padre professionale, il mio maestro di vita. Tutto ciò che so fare me l’ha insegnato lui».

«Un amico. Ci siamo sempre seguiti nelle nostre rispettive carriere professionali. Ma ci trovavamo anche fuori dal lavoro». Il professor Enrico Quaini è noto alle cronache mondane per essere da oltre vent’anni prima il compagno e poi il marito di Mina, ma nel mondo scientifico è stato soprattutto lo stimato primario di cardiochirurgia dell’ospedale Civile di Brescia.

Ed è così che ha conosciuto Alessandro Fabbri: «Ci frequentavamo da almeno quindici anni, ci ha unito l’attività comune nella società italiana di chirurgia. Di Alessandro ricordo la grande simpatia, ma anche le mangiate e le bevute che abbiamo fatto assieme. Non molto tempo fa mi aveva invitato a casa sua, ricordo una bellissima giornata trascorsa assieme». «Era l’amico ideale», commenta Franco Carlotto, consigliere in terza circoscrizione e per otto anni referente italiano della società italiana di cardiochirurgia.

«Era sempre disponibile per tutto, anche quando non aveva nemmeno il tempo per dormire». «Per non parlare di Alessia», continua Carlotto, «si alzava presto e continuava a studiare. E da sempre, nonostante le possibilità finanziarie, andava a lavorare anche come cameriera per essere autonoma».

Enrico Santi Riccardo Verzè

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