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Va in pensione Zandon paladino dei braccianti

Da sinistra, Alesasndro Riello e Claudio Zandon
Da sinistra, Alesasndro Riello e Claudio Zandon
Da sinistra, Alesasndro Riello e Claudio Zandon
Da sinistra, Alesasndro Riello e Claudio Zandon

Dopo anni di duro lavoro, ma anche di battaglie civili, per Claudio Zandon, operaio 57enne residente a Casette di Legnago, è arrivato il momento della meritata pensione. Quello timbrato nei giorni scorsi all’«Aermec» di Bevilacqua, per Zandon è stato infatti l'ultimo cartellino dopo 30 anni trascorsi nel reparto logistico dell'azienda leader nel settore della climatizzazione. Tanto che il 57enne, originario di San Zenone di Minerbe, è stato ringraziato per la sua lunga attività in fabbrica direttamente dal presidente Alessandro Riello. Accanto all'impegno lavorativo a Bevilacqua, preceduto da 14 anni in alcune ditte di mobili e serramenti in legno, Zandon ha dedicato parte della sua vita a battersi per vedere riconosciuti, a lui e a tanti altri cittadini, alcuni diritti negati dallo Stato. Alla fine degli anni Novanta, infatti, proprio la caparbietà di Zandon ha permesso a tante famiglie veronesi di ottenere giustizia. «La legge 1676 del 1960», ricorda il neo pensionato, «garantiva una casa a riscatto ai braccianti che avevano nuclei familiari numerosi. Tuttavia, dopo che i beneficiari, tra cui mio padre Lino, per 25 anni avevano pagato il dovuto, lo Stato non si era attivato per avviare il passaggio di proprietà delle case». Fu così che, nel 1997, nacque il «Comitato per il rispetto della legge 1676» presieduto proprio da Zandon. «In tutta la provincia, dal Basso veronese alla Lessinia fino al lago di Garda, erano 664 le famiglie, compresa la mia, che non riuscivano ad entrare in possesso degli immobili di cui avevano già versato le rate e che erano quindi costati molti sacrifici». Per Zandon ed i mancati proprietari delle loro case iniziò quindi una lunga battaglia scandita da carte bollate, ma anche da proteste di piazza, sit-in a Roma davanti al ministero delle Finanze e perfino interventi alla trasmissione «Mi manda Rai tre». «Finalmente», prosegue Zandon, «nel 2000 la situazione si sbloccò con i primi rogiti proprio a San Zenone. Tuttavia, dovettero trascorrere altri cinque anni affinché quasi tutte le altre pratiche in sospeso fossero concluse». Accanto a questa battaglia, Zandon ha poi coordinato altre iniziative di protesta: è il caso della raccolta di firme, promossa nei primi anni 2000, per potenziare il personale dell'ufficio postale di Casette. •

F.T.

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