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Un Cristo sofferente dedicato al nuovo Giubileo

L’opera di land art realizzata da Gambarin sui campi di casa
L’opera di land art realizzata da Gambarin sui campi di casa
L’opera di land art realizzata da Gambarin sui campi di casa
L’opera di land art realizzata da Gambarin sui campi di casa

Un gigantesco volto di Cristo come omaggio ed augurio per il Giubileo straordinario che papa Francesco, impegnato in questi giorni nel suo viaggio in Africa, aprirà domani nella cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centroafricana, ed il prossimo 8 dicembre in Vaticano. È l’ultima performance di land art di Dario Gambarin, artista di origine castagnarese e bolognese d’adozione, da anni conosciuto in tutto il mondo proprio per le sue opere tracciate a mano libera con trattore e aratro sui terreni di famiglia alle porte di Castagnaro. In linea con i grandi temi internazionali già affrontati parecchie volte, Gambarin non poteva certo rimanere in silenzio davanti ad un evento come quello del Giubileo della Misericordia, che il Papa non solo ha fortemente voluto, ma ulteriormente riconfermato anche dopo gli inviti alla prudenza che gli sono arrivati in seguito ai tragici fatti di Parigi.

Proprio per questo, per omaggiare con l’aratro lo speciale «Jubilaeum Misericordiae» – come riportato nella parte inferiore della land art - Gambarin ha realizzato su 24mila metri quadrati, senza tracciare prima alcun punto di riferimento, un grande volto di Cristo. Un ritratto, che pur seguendo i canoni dell’iconografia classica, appare volutamente ancora più umano e carico di sofferenza. «Questo Giubileo», sottolinea l’autore, «assume un significato particolare perché si inserisce in un periodo doloroso e complicato per l’intera umanità. Ed è proprio questo il motivo per cui ho scelto di rappresentare un Cristo sofferente». «Il mondo», prosegue Gambarin, «sta vivendo una situazione complessa dove, con il rischio di una guerra globale, si fanno stragi in nome di Dio, e dove restano popolazioni dilaniate da fame e povertà. Malgrado ciò, il Giubileo porta con sé un grande senso di speranza. Una speranza ben ribadita dal fatto che il Papa, con un segnale fortissimo ed inedito, domani, a Bangui, aprirà la prima Porta Santa accanto ad una delle popolazioni più tormentate del mondo».

Elisabetta Papa

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