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«Tumori al testicolo, i casi
parlano, la Regione nega»

Piergiorgio Boscagin
Piergiorgio Boscagin
Piergiorgio Boscagin
Piergiorgio Boscagin

«La Regione, prima afferma che i Pfas provocano tumori e poi smentisce dicendo l’esatto contrario; è evidente che c’è qualche problema. Spuntano infatti documenti ufficiali su studi che attestano la pericolosità delle sostanze perfluoro-alchiliche per la salute umana (il famoso report della Commissione Pfas regionale di cui ha parlato L’Arena qualche giorno fa e che è poi diventato un caso politico-istituzionale, ndr) di cui il presidente Zaia sarebbe stato tenuto all’oscuro».

Non ha certo usato mezzi termini, ieri, il portavoce del comitato Acque libere dai Pfas, Piergiorgio Boscagin. «Da un’analisi a livello comunale sull’incidenza del tumore del testicolo, una delle patologie spia dell’effetto dei Pfas, emerge una presenza di casi verificatesi fra il 1997 ed il 2014, superiore a quelli attesi in più d’uno dei Comuni esposti all’inquinamento», ha spiegato, mostrando un documento del 31 agosto 2016, del sistema epidemiologico regionale, che riporta questi dati relativi al Veronese, a Minerbe, Veronella e Zimella. «Eppure», ha continuato, «il 28 ottobre la Giunta regionale ha emesso un comunicato stampa che nel quale affermava che non c’era una maggiore incidenza di tumori maligni, compreso quello del testicolo, nelle persone residenti nelle aree oggetto della contaminazione». «Questa contraddizione parla da sola», aggiunge.

«Il governatore sta anche dicendo che Miteni non inquina più; se ne è così, allora ci faccia vedere i documenti che lo attestano, magari nell’incontro che gli chiederemo per presentargli le 11mila firme raccolte a sostegno della richiesta di approvvigionamenti sicuri dagli acquedotti». D’altro canto, Luca Cecchi, del comitato di Verona di Acqua bene comune e dell’associazione Monastero di Sezano, ieri ha fatto una proposta provocatoria. «Acque Veronesi ci dica quale è la percentuale della bolletta che viene pagata dai cittadini per l’installazione di filtri a carboni attivi agli acquedotti per abbattere i Pfas», ha detto. «A pagare,(e si tratta di più di 100mila euro l’anno, ndr) dovrebbe essere chi inquina. Credo che tutti dovremmo rifiutarci di pagare quella quota di tariffa: non è giusto che chi usufruisce di questo servizio sborsi soldi per riparare, parzialmente, danni che non ha provocato». LU.FI.

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