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Truffa del telefonino Denunciata la banda

Il luogotenente Fabrizio Di Donato davanti alla caserma di Cologna
Il luogotenente Fabrizio Di Donato davanti alla caserma di Cologna
Il luogotenente Fabrizio Di Donato davanti alla caserma di Cologna
Il luogotenente Fabrizio Di Donato davanti alla caserma di Cologna

Stefano Nicoli Il telefono cellulare che, prima di Natale, aveva acquistato tramite internet non gli arriverà mai casa. Così come, difficilmente, ritornerà in possesso dei 380 sborsati per quel Samsung S7 Edge che aveva desiderato a lungo. E che è rimasto invece solo una bella fotografia inserita su uno dei tanti portali di compravendite presenti sul web. Tuttavia, B.E.H., un 19enne di origini marocchine, residente a Pressana con la famiglia, potrà almeno consolarsi della truffa subita nei giorni scorsi, tra l’altro da parte di un sedicente maresciallo dei carabinieri, che gli ha causato, oltre al danno, rabbia e delusione. I carabinieri della stazione di Cologna, ai quali il giovane operaio aveva denunciato il raggiro dopo aver atteso invano di ricevere lo smartphone di ultima generazione pagato tramite due versamenti su una carta Postepay, sono infatti risaliti ai presunti autori della truffa. Si tratta di tre pugliesi e di un marocchino, tutti con una sfilza di precedenti specifici alle spalle, residenti tra Taranto e Bari, che gli uomini del luogotenente Fabrizio Di Donato sono riusciti ad individuare attraverso un’indagine lampo. Un’attività scandita da una serie di controlli incrociati e riscontri oggettivi, che hanno permesso ai militari di risalire sia ai titolari della carta Postepay ricaricata dal 19enne che agli intestatari dell’utenza telefonica utilizzata per far cadere in trappola il malcapitato operaio. Il quale, dopo aver preso accordi telefonicamente con l’inserzionista, spacciatosi per un maresciallo dell’Arma, si era convinto una volta per tutte a concludere l’affare vedendo la foto inserita sul profilo Whatshapp collegato al numero in calce all’annuncio: quella di un militare, in uniforme da ufficiale, ritratto in una verosimile caserma dell’Arma. Un’immagine, quasi sicuramente, estrapolata da internet ed usata all’insaputa dell’interessato per commettere la frode. L’indagine si è conclusa con una duplice denuncia a piede libero, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e sostituzione di persona, a carico dei componenti della banda a cui sono riconducibili raggiri analoghi commessi in mezza Italia: A.S., 27 anni, C.G., di 52, A.C., di 39 e il marocchino H.R., di 30 anni. •

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