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Tommi è ancora grave
Ore d’ansia per il 32enne

Il luogo dell’aggressione
Il luogo dell’aggressione
Il luogo dell’aggressione
Il luogo dell’aggressione

La comunità di Pressana è sicura, in cuor suo, che Tommi ce la farà. E che il giovane saldatore, preso a pugni e ridotto in fin di vita sabato notte a Montagnana da un 36enne romeno nel frattempo arrestato e spedito in carcere, continuerà ad essere uno dei pilastri della Consulta giovanile di cui fa parte da otto anni. Ma quelle che si stanno vivendo nel piccolo centro dell’Adige Guà da domenica mattina, quando si è diffusa la notizia della brutale aggressione avvenuta davanti ad un bar della città murata, continuano ad essere ore di sgomento ed apprensione. Ma soprattutto di preghiera nella speranza che Fabio Tomiozzo possa lasciare la Rianimazione e riprendersi in fretta.

Il 32enne, che abita con la famiglia nella frazione di Crosare, è infatti ancora ricoverato in gravissime condizioni nella Terapia intensiva del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Padova e la prognosi resta riservata. Il giovane, tenuto in coma farmacologico dopo essere stato sottoposto ad un intervento chirurgico d’urgenza per ricomporre le lesioni riportate battendo violentemente la testa sull’asfalto, non è perciò fuori pericolo. E tra i suoi amici, i conoscenti e i parenti, che lo ritraggono come un ragazzo d’oro incapace di fare del male ad una mosca, serpeggiano il dolore e la rabbia per quei pugni micidiali sferratigli all’improvviso da Gheorghe Badea: un disoccupato senza fissa dimora, che pochi istanti prima aveva colpito al volto anche M.F., l’amico di Montagnana che quella notte si trovava in compagnia di Tommi nel locale di viale Spalato. E tutto a quanto pare - in base ad una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri della cittadina del Palio che sono riusciti a fermare a stretto giro l’aggressore - per futili motivi. Vale a dire uno sguardo di traverso e qualche parola che il 36enne, in preda ai fumi dell’alcol, non avrebbe affatto gradito tanto da dare in escandescenze. Fino al drammatico epilogo fuori dal «Leo Station Wine Bar» dove il saldatore, raggiunto da un potente destro, è piombato a terra perdendo subito conoscenza.

«Non riusciamo ancora a capacitarci come sia potuta accadere a mio nipote una cosa del genere, che ci sta facendo vivere ore d’angoscia», confidava ieri Antonio Tomiozzo, zio paterno del ragazzo. «Mio fratello Silvano e sua moglie Maria Rosa», ha aggiunto, «sono tutto il giorno in ospedale accanto a Fabio e mi auguro che stasera (ieri ndr) ritornino con qualche buona notizia. Lo speriamo davvero tutti con il cuore perché Fabio non meritava questo». Intanto, il gip del tribunale di Rovigo, Pietro Mondaini, ha sentito ieri Badea nel carcere del capoluogo polesano dove l’uomo si trova rinchiuso con l’accusa di lesioni personali gravi. Per oggi è attesa la convalida.

Stefano Nicoli

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