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«Supercomune» Il piano di Minerbe spacca l’Unione

Vincenzino PassarinSimone ZamboniErmanno GobbiFosca Falamischia
Vincenzino PassarinSimone ZamboniErmanno GobbiFosca Falamischia
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Vincenzino PassarinSimone ZamboniErmanno GobbiFosca Falamischia

Laura Bronzato Supercomune, i sindaci si spaccano. L’appello alla fusione a cinque, fatto nei giorni scorsi da Andrea Girardi, primo cittadino di Minerbe, non è affatto piaciuto ai colleghi degli altri quattro municipi aderenti all’Unione Adige Fratta: Boschi Sant’Anna, Bonavigo, Terrazzo e Bevilacqua. Non è piaciuto soprattutto il modo, vale a dire l’aver coinvolto solo le minoranze del proprio paese e non i sindaci dell’Unione, obbligandoli però ad approvare la mozione per avviare lo studio di fattibilità sull’ipotizzata fusione. E non sono piaciuti neppure i toni usati, quasi minacciosi, nel voler rompere l’Unione e mandare all’aria anni di lavoro se gli «alleati» non approveranno la fusione. Tutto ciò, agli occhi degli altri primi cittadini, fa pensare più a un’esternazione del momento che a un’iniziativa concreta. Il primo a schierarsi contro la fusione è Vincenzino Passarin, attuale presidente dell’Unione e sindaco di Boschi Sant’Anna. «Personalmente sono contrario alle fusioni per ragioni storiche e sono contrari anche i miei cittadini», commenta Passarin. Il paese, infatti, ha già vissuto l’esperienza della fusione tra Comuni, quella avvenuta con Bevilacqua dal 1928 al 1948. Vent’anni rimasti nella memoria collettiva dei residenti che, appena avuto notizia della possibile fusione, hanno immediatamente espresso la loro contrarietà. A quei residenti che, pur rifiutando la fusione con Minerbe, propongono l’accorpamento con il Comune di Legnago, città più grande e con più servizi, il sindaco risponde: «Qualche anno fa avevamo ricevuto questa proposta ma è bene ricordare che, per prima cosa, è necessario avviare un dialogo serio ed approfondito tra le amministrazioni interessate e i cittadini». La mancanza di dialogo e confronto è lamentata anche dal sindaco di Bonavigo, Ermanno Gobbi, presidente uscente dell’Unione. «L’argomento non è mai stato proposto o affrontato all’interno del Consiglio dell’Unione e, ora, non mi sembra corretto fare una proposta così velleitaria allo scopo di sollevare un gran polverone per non vedere i problemi», osserva Gobbi. «Rispetto l’opinione altrui, ma ritengo che la fusione non sia la soluzione a tutti i problemi interni all’Unione. Se, in un gruppo, si pensa di prevaricare gli altri, non si va da nessuna parte». Contrario alla fusione a cinque anche Simone Zamboni, sindaco di Terrazzo: «È un’iniziativa presa dall’amministrazione di Minerbe e non condivisa da noi». Anche se lo studio di fattibilità sarà finanziato da fondi regionali, Zamboni ritiene che, innanzitutto, «bisognerebbe coinvolgere la popolazione in queste decisioni, anche in maniera informale». «È inutile spendere soldi regionali in uno studio di fattibilità se, fin dall’inizio, la popolazione non vuole la fusione», aggiunge il primo cittadino, il quale, però, non è contrario alla fusione di Terrazzo con un Comune limitrofo. «Non ritengo possibile una fusione a cinque, perché con paesi come Minerbe e Bonavigo non abbiamo affinità storiche, mentre si potrebbe pensare ad una fusione con centri più vicini a noi, come Bevilacqua», conclude Zamboni. Un atteggiamento, quello del sindaco di Minerbe, contestato anche da Fosca Falamischia, primo cittadino di Bevilacqua, che ritiene non possa giovare sia all’Unione sia ad una possibile risposta positiva da parte dei residenti. «L’argomento va a toccare sensibilità culturali e territoriali diverse, molto sentite dalla popolazione», commenta Falamischia. Per poi concordare coi colleghi «che prima è importante recepire il parere della cittadinanza». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Laura Bronzato

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