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Spacciatore nasconde
in casa «collega» latitante
e un panetto di hashish

I carabinieri davanti alla nuova caserma di San Pietro
I carabinieri davanti alla nuova caserma di San Pietro
I carabinieri davanti alla nuova caserma di San Pietro
I carabinieri davanti alla nuova caserma di San Pietro

Il fiuto infallibile di due pastori tedeschi dell’unità cinofila dell’Arma di Torreglia (Padova) hanno confermato in pieno i sospetti dei carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Legnago. Ossia che l’inquilino della vecchia casa rurale a schiera di via San Giovanni Bosco, a Sustinenza di Casaleone, nascondesse sostanze stupefacenti da smerciare ai giovani tossicodipendenti della Bassa. Tant’è che durante la perquisizione, avvenuta venerdì mattina con l’ausilio dei cani antidroga in una pertinenza dell’abitazione, è spuntato un panetto da 37 grammi di hashish. Il resto l’hanno fatto invece i carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Legnago che, al termine di una complessa indagine scandita da numerosi servizi di controllo e pedinamento, sono riusciti ad assicurare alla giustizia un latitante, su cui pendeva un ordine di carcerazione del Tribunale di Verona, di cui si erano perse le tracce. L’uomo, invece, doveva già trovarsi in carcere dovendo scontare due anni e otto mesi di reclusione per un cumulo di pene concorrenti. Si tratta di Moussa Bousetta, un cittadino marocchino di 41 anni, nullafacente e pluripregiudicato, che da qualche tempo era sparito dalla sua casa di Veronella trovando ospitalità proprio nell’alloggio del connazionale, dove al momento del blitz si trovavano anche un terzo nordafricano e un nigeriano, entrambi con precedenti con la giustizia. Moussa - un habitué dello smercio di stupefacenti, che nel marzo del 2016 era stato arrestato a Santo Stefano di Zimella dagli uomini del capitano Lucio De Angelis per la quinta volta nel giro di tre anni, sempre per possesso di droga, occultata in concimaie piuttosto che in tronchi d’albero scavati in aperta campagna - è stato così trasferito a Montorio. Nel frattempo è proseguita l’operazione coordinata dal luogotenente Mauro Tenani, che ha portato all’arresto anche del padrone di casa: M.E.M., 28 anni, nullafacente e anche lui pregiudicato. I militari, che hanno fatto irruzione nel rustico fatiscente poco dopo le 7.30, hanno dapprima rinvenuto nel sottotetto di una baracca esterna un bilancino di precisione ed un coltello utilizzato con ogni probabilità per tagliare l’hashish. Ma del «fumo» non c’era nemmeno l’odore. A scovarlo ci hanno pensato però di lì a poco i cani antidroga che hanno condotto i militari verso la canna fumaria del deposito dove erano nascosti i 37 grammi poi sequestrati. Altre tre piccole dosi erano invece custodite in un cassetto della camera da letto del padrone di casa. Il quale, sentito il magistrato di turno, Gennaro Ottaviano, è stato arrestato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e trasferito in una cella di sicurezza della caserma di Legnago. Ieri mattina, M.E.M. è comparso in tribunale a Verona: il giudice Maria Elena Teatini ne ha convalidato l’arresto e l’ha rimesso in libertà con l’obbligo di firma alla stazione dei carabinieri di Sanguinetto. Tutto ciò in attesa dell’udienza fissata per il prossimo 15 dicembre. Per il terzo occupante dell’alloggio, un marocchino nato nel 1987, si procederà invece in via amministrativa dopo che il 29enne ha consegnato spontaneamente ai militari una dose di hashish durante la perquisizione. Quel blitz da cui è emerso che uno spacciatore nascondeva un «collega» fuggitivo. STE.NI.

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