<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Sei entrata in sala operatoria con il sorriso»

La piccola Giulia nel suo letto all’ospedale di Borgo Trento
La piccola Giulia nel suo letto all’ospedale di Borgo Trento
La piccola Giulia nel suo letto all’ospedale di Borgo Trento
La piccola Giulia nel suo letto all’ospedale di Borgo Trento

Non è stata soltanto la cerimonia di addio ad una bambina volata in cielo troppo prsto. Il funerale di Giulia Nicoli è stato molto di più. Lo si è capito subito, quando vicino al banco con i santini la gente ha trovato anche una cassettina per raccogliere offerte a favore dell'associazione «Il grande cuore di Moreno», che aiuta le famiglie con bambini cardiopatici. La stessa cassettina era stata messa nei giorni scorsi anche all’ingresso della scuola d’infanzia di Veronella. Il senso profondo dell’addio a Giulia è stato ancora più chiaro quando, al termine del rito funebre, è salita sull'altare la dottoressa Maria Antonia Prioli del reparto di Cardiologia pediatrica dell’ospedale di Borgo Trento che, con la voce rotta dall'emozione, ha raccontato la storia di Giulia e del suo cuoricino matto. «Quel tuo cuore Giulia, era davvero matto da legare», ha riferito la cardiologa, «aveva bisogno di essere riparato spesso, ma tu riuscivi a sprizzare energia nonostante la bassa ossigenazione del tuo sangue. Il tuo cuore ci teneva svegli, giorno e notte, a pensare come fare per farti guarire, per farti crescere. Ma la terribile verità è che purtroppo tu non avresti mai potuto diventare un'adolescente, una ragazza che usciva a divertirsi con le proprie amiche. Sei andata in sala operatoria con il sorriso, convinta di tornare a riabbracciare poi la tua bambola di Pocahontas. Ci hai insegnato molto, come tutti i bambini con il cuore matto come il tuo che sono volati via in questi anni». La mamma di un bambino cardiopatico, come la piccola Giulia, ha raccontato invece le paure, la disperazione, ma anche la vicinanza e il sostegno reciproco che unisce i genitori che si trovano in Terapia intensiva con i loro piccoli, appesi ad una flebile speranza. «Dio non ci abbandonare», è la loro preghiera quotidiana. «L'insegnamento di Giulia e di mamma Elisa è che la vita è stupenda e aspetta solo di essere vissuta fino in fondo», ha esclamato la mamma. Papà Alessandro ha invitato a guardare le persone ammalate e disabili «con occhi diversi», a «preoccuparsi dei veri problemi e non delle cose futili». Quindi ha ringraziato i volontari che sostengono le famiglie e l’équipe medica di Borgo Trento. Si è rivolto infine a sua moglie Elisa, dicendole grazie per quella scelta di partorire Giulia che lei ha fatto d’impeto e che, forse, lui non avrebbe fatto. «Sono stati sei anni meravigliosi», ha concluso papà Alessandro. Dopo aver accompagnato il feretro al cimitero di Bonaldo di Zimella, località a pochi chilometri da Veronella dove risiedono i nonni paterni, i genitori della piccola Giulia si sono fermati al Palatenda parrocchiale del loro paese per trascorrere un po’ di tempo in compagnia delle famiglie della scuola materna e per ricevere abbracci e parole di affetto e solidarietà dai compaesani. Quella comunità che, non solo nei giorni del lutto ma anche durante la malattia di Giulia, è sempre stata loro vicina. • P.B.

Suggerimenti