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Scoperto e denunciato
il rapinatore «seriale»

I carabinieri di Cologna durante un controllo a Santo Stefano
I carabinieri di Cologna durante un controllo a Santo Stefano
I carabinieri di Cologna durante un controllo a Santo Stefano
I carabinieri di Cologna durante un controllo a Santo Stefano

La caccia al rapinatore seriale, che martedì aveva seminato il terrore nella Bassa assalendo tre persone armato di coltello e pistola, si è già conclusa. Ai carabinieri della stazione di Cologna sono bastate infatti 36 ore per risolvere la tripletta di colpi da brivido di cui avevano fatto le spese un ex agricoltore di 65 anni, minacciato di morte e derubato nella sua abitazione di Albaredo, e due giovani aggrediti mentre prelevavano al bancomat della Banca Popolare di Vicenza a Santo Stefano di Zimella. Il cerchio delle indagini-lampo, suffragate dal riconoscimento fotografico effettuato dalle vittime e da altri elementi raccolti dagli uomini del luogotenente Fabrizio Di Donato, si è stretto attorno a Giorgio Faccini: un 36enne nullafacente di Albaredo con precedenti specifici, che da martedì sera si trova tra l’altro già rinchiuso nel carcere San Pio X di Vicenza. A distanza di un’ora dai tre colpi messi a segno ad Albaredo e Santo Stefano, che gli avevano fruttato in tutto 450 euro, il bandito solitario era stato infatti arrestato dai carabinieri di Lonigo dopo aver cercato di rapinare nella cittadina berica un uomo fermo al bancomat della Banca Popolare di Verona ed il barbiere del negozio «Casablanca».

I sospetti degli inquirenti che il giovane vestito con jeans e felpa con cappuccio nera, entrato in azione nei due paesi dell’Adige Guà separati da una quindicina di chilometri - sempre armato di una pistola perfettamente identica ad una 38 Special e risultata solo successivamente un’arma giocattolo - fosse lo stesso fermato nella vicina provincia di Vicenza, sono stati così confermati. E ieri, dopo aver informato il magistrato di turno, Giuseppe Pighi, i militari hanno denunciato a piede libero Faccini per rapina aggravata, minacce e violazione di domicilio. Oltre che per sostituzione di persona e violazione della legge 110 del 1975 per porto di arma giocattolo priva del tappo rosso. Stando al drammatico racconto reso dall’ex agricoltore di Albaredo, derubato nella sua villa dapprima sotto la minaccia di un coltello da cucina e poi intimidito di lì a due ore dal 36enne ritornato a casa del pensionato con un revolver, il giovane si sarebbe spacciato per carabiniere al fine di guadagnare la fiducia dell’anziano.

Senza alcun timore di venire riconosciuto visto che ha agito a volto scoperto prima di travisarsi parzialmente il viso con il cappuccio a Santo Stefano dove era giunto a bordo di una Lancia Ypsilon di colore rosso. Quindi, dopo essersi appostato accanto al bancomat, aveva puntato la pistola a tamburo contro un 28enne, senza riuscire però a derubarlo, per poi tenere sotto scacco con la falsa Smith&Wesson un 37enne al quale ha sottratto invece 250 euro digitando lui stesso l’importo da prelevare allo sportello. Dopodiché la corsa verso Lonigo e gli altri due colpi andati a vuoto. Infine l’arresto avvenuto grazie ad un barbiere marocchino di 31 anni, esperto in arti marziali, che è riuscito ad immobilizzarlo con l’aiuto di un cliente.

Le accuse a carico di Faccini, incastrato dalle immagini riprese dalle telecamere del circuito di videosorveglianza a protezione della banca di Santo Stefano e da altri indizi, sono dunque pesanti. Questa mattina si conoscerà il suo destino giudiziario: nella casa circondariale vicentina è fissata infatti l’udienza di convalida.

Stefano Nicoli

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