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San Zenone senza prete
Sollevazione popolare

L’asseblea a San Zenone con il vicario generale don CampostriniDon Luciano Bozza DIENNE FOTO
L’asseblea a San Zenone con il vicario generale don CampostriniDon Luciano Bozza DIENNE FOTO
L’asseblea a San Zenone con il vicario generale don CampostriniDon Luciano Bozza DIENNE FOTO
L’asseblea a San Zenone con il vicario generale don CampostriniDon Luciano Bozza DIENNE FOTO

Dopo 13 anni di vita e lavoro a San Zenone, don Luciano Bozza se ne va. La diocesi di Verona ha già fatto sapere che il sacerdote, che nelle prossime settimane presterà servizio a Vigo di Legnago, non sarà sostituito da un nuovo prete. La parrocchia di San Zenone sarà infatti accorpata a quella del capoluogo creando così un’unica unità pastorale che sarà gestita dai parroci don Giorgio Prati e don Roberto Turella, arrivati a Minerbe lo scorso anno.

Una decisione, quella presa dal vescovo monsignor Giuseppe Zenti e comunicata la sera del 25 dal vicario generale don Roberto Campostrini, che ha scatenato le proteste degli abitanti. Alla riunione, tenutasi nel teatro parrocchiale della frazione, hanno partecipato un centinaio di residenti della frazione più popolosa di Minerbe. «Non è giusto: dopo aver perso, lo scorso anno, le suore, ora ci portano via pure il prete, così il nostro paese è destinato a morire», così si andava ripetendo in sala. Qualcuno si è sbilanciato e ha parlato di «annessione» della frazione al capoluogo, facendo emergere il forte campanilismo che da sempre esiste tra Minerbe e San Zenone. «Non avremo più il prete presente tutti i giorni in canonica: questo rimpasto deciso dalla Curia ci lascia l’amaro in bocca», ha detto Giancarlo Dosso, presidente del Comitato di gestione della scuola materna della frazione. «Perché non si è mandato a Vigo uno dei due parroci di Minerbe e non si è lasciato don Luciano qui con noi?», ha aggiunto l’ex assessore Giovanni Cortese. Al coro delle proteste, si è unita anche il vicesindaco Fabio Dian: «In questo modo state uccidendo la comunità di San Zenone. Qui serve una presenza costante, la messa dovrà esserci tutti i giorni, i giovani e gli anziani vanno seguiti». Al dissenso degli abitanti di San Zenone, don Campostrini ha replicato spiegando di «comprendere paure e timori, ma San Zenone continuerà ad avere un prete, ci sarà chi si prenderà cura della parrocchia come avvenuto fino ad oggi: uno dei due sacerdoti di Minerbe si occuperà della frazione». Ma lo farà senza vivere nella canonica della frazione e questo ai residenti proprio non va giù.

«Sempre più spesso i preti sentono l’esigenza di vivere tra loro, di mangiare e passare del tempo tra di loro. L’epoca in cui per ogni parrocchia c’era un prete è definitivamente tramontato». A sostegno della sua tesi, il vicario del vescovo, a inizio serata, ha citato numeri incontrovertibili. Attualmente, a Verona, ci sono 600 sacerdoti, di cui 200 over 75; quelli attivi sono 398 e nel giro di cinque anni ce ne saranno cinque di meno. «A fronte di 380 diocesi da gestire nel veronese», ha spiegato don Campostrini, «occorre ripensare completamente la gestione del territorio. Questa scelta non punisce San Zenone: è un passaggio inevitabile che fa parte di un progetto di ristrutturazione delle diocesi». E per finire don Bozza si è appellato al Signore. «Mi spiace lasciare San Zenone, ma che ci sia un prete o un altro è secondario nei piani di Dio; il modo più grande per vivere secondo l’ottica della chiesa è il sentimento dell’amore».

Francesco Scuderi

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