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Ritrovato l’antico stemma di Caselle
Era in un armadio della parrocchia

Maurizio Sandri, a sinistra,  con lo stemma municipale di Caselle rinvenuto in canonica
Maurizio Sandri, a sinistra, con lo stemma municipale di Caselle rinvenuto in canonica
Maurizio Sandri, a sinistra,  con lo stemma municipale di Caselle rinvenuto in canonica
Maurizio Sandri, a sinistra, con lo stemma municipale di Caselle rinvenuto in canonica

Trovato, dopo lunghe ricerche, lo stemma municipale di Caselle di Pressana. È più antico di quello del capoluogo, adottato dal Comune solo nel 1980. Maurizio Sandri, residente a Caselle e bidello del liceo «Roveggio» in pensione da poche settimane, ha trovato il simbolo della frazione citato dal Cardo nella sua «Storia di Cologna» ma rimasto chiuso in un armadio per decenni.

All’inizio dell’estate, sulla scorta di alcune testimonianze di residenti che ricordavano di aver visto esposto in chiesa fino a trent’anni fa, durante le messe solenni, uno stendardo che riportava su un ovale di tela di color porpora tre case cucite a mano, Sandri ha chiesto al parroco, don Luciano Mazzasette, il permesso di controllare i locali della canonica. Rovistando fra vecchie bandiere di confraternite religiose e gruppi parrocchiali, l’ex bidello appassionato di storia ha trovato quello che cercava. Su uno dei lati di un grande drappo, di 1,80 per 1,60 metri, ha riconosciuto una porzione con il simbolo descritto dal grande storico colognese: «Tre casolari su fondo rosso». Il disegno è un po’ consunto dal tempo, ma osservando i ricami rimasti si può risalire anche al colore originario delle abitazioni: bianche con le finestre e la porta marrone e il tetto arancione.

Lo stendardo, probabilmente risalente all’Ottocento ma modificato in epoche successive, non è di facile lettura. Innanzitutto per la scelta dell’accostamento dei colori, assai inusuale. Mentre la tinta predominante della bandiera è verde chiaro, al centro campeggiano il rosso, il giallo e l’azzurro. In seconda battuta, pure i soggetti rappresentati sembrano in qualche modo slegati fra di loro. Su un lato, infatti, campeggia un’aquila, forse simbolo dell’Impero asburgico. Sopra all’aquila, probabilmente in un’epoca precedente al dominio asburgico, era stata ricamata la tiara di un papa che ora si nota solo in trasparenza. Sotto, invece, compare una chiesetta. «Forse si tratta proprio della parrocchiale di Caselle», ipotizza il ricercatore. Le parti dello stemma papale sono firmate da una certa Rina Tosi, che indica come città Vicenza, e scrive una data, 13 aprile 91. «Come mai Vicenza? Noi di Caselle siamo sempre stati sotto la Curia veronese, fino all’anno scorso, quando siamo stati accorpati all’Unità pastorale di Roveredo-Pressana-Crosare», si chiede Sandri.

Per quanto riguarda l’esistenza di una municipalità autonoma a Caselle, invece, non ci sono dubbi. «Durante il governo della Signoria di Venezia si formò un comunello amministrato da un massaro e due battifango», spiega l’ex colalboratore scolastico citando il Cardo. Nel 1797, con il trattato di Campoformio, Villae Casellis fu aggregata a Veronella. Poi, sotto il governo di Napoleone, entrò a far parte del Comune di Pressana. Toccherà ora agli studenti della 3A del liceo scientifico «Roveggio» di Cologna cercare di svelare gli enigmi ancora celati in questo vessillo. La docente di arte Alberta Marchi li coinvolgerà nel tentativo di riprodurre graficamente i vari elementi presenti.

Paola Bosaro

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