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Ritrova il padre dopo 23 anni di ricerca «È il papà che avrei sempre voluto»

Ci ha messo 23 dei suoi 41 anni, ma alla fine ha trovato suo padre. E nel giorno di san Valentino, (quale data migliore?) ha modificato il suo cognome, diventando a tutti gli effetti figlio riconosciuto, legittimato. La storia a lieto fine ha origini lontane. Alberto Campolongo, di Legnago, 41 anni fa ne aveva 18. Andò con amiche e amici in vacanza a Sabaudia, località balneare laziale, dove conobbe Anna Maria. Tra i due ragazzi nacque una relazione. Quelle storielle estive che nascono e muoiono in 15 giorni. «Con lei non ci fu più alcun contatto. Tempo dopo la sorella Graziella che abita a Villabartolomea, mi disse che Anna Maria era qui da lei, mi proposi di andare a salutarla, ma lei mi disse che era meglio di no. E così lasciai stare», dice il cinquantanovenne. Non poteva sapere, Alberto, che la donna era venuta a partorire Marco. Suo figlio. LA STORIA. Passano gli anni, e Marco cresce. E in lui aumenta sempre di più la voglia di sapere chi fosse il padre. «Stavo male, avevo bisogno di sapere. Temevo la festa del papà perchè a scuola facevamo lavoretti, e io non sapevo chi fosse mio padre, non ce l’avevo. Ho avuto un nonno, che mi ha cresciuto, ma non sapevo chi fosse mio padre». Alla fine, dopo anni di insistenza, Anna Maria cede alle richieste del ragazzo e gli fa il nome di un suo ex fidanzato. Ma mente e con quella bugia non si rende conto che perderà definitivamente la fiducia e l’amore del figlio. «Ho iniziato le ricerche, ho affrontato quell’uomo che non mi aveva voluto, l’ho persino trascinato in tribunale, pensando che visto che mi aveva abbandonato era giusto che pagasse». E qui il colpo di scena: esisto dell’esame del Dna, incompatibile tra i due. Anna Maria aveva mentito e il dolore di Marco aumenta. Non voluto dal padre e tradito dalla madre. LA GIUSTA PISTA. «Ho dovuto ricominciare le ricerche, e qui entra in ballo zia Gabriella, che a quel punto mi insinua il dubbio su quella che potrebbe essere la verità. E quindi ho cercato Alberto. Sempre con la paura di un rifiuto, di sentirmi allontanato, rifiutato di nuovo». E invece Alberto, che nel frattempo s’era sposato, separato, ha una figlia che ha un anno più del fratello, e ora ha una nuova compagna, dopo il primo momento di smarrimento, adesso non sta nella pelle dalla felicità. «Mia figlia ed io siamo andati a Latina ad incontrare Marco e la sua famiglia. È stata un’emozione indescrivibile. Lì ho fatto il test del Dna: lui è mio figlio». E aggiunge: «Non ho mai nemmeno sospettato che da quella relazione estiva potesse essere nato un figlio. Anna Maria non me lo ha mai fatto sapere, non l’avrei lasciata sola. Chissà, forse con me aveva avuto una scappatella ed era già impegnata. Non lo so. Già a guardare Marco e me, non puoi non immaginare che siamo padre e figlio. Siamo uguali. Mi sono ritrovato con un figlio che non sapevo di avere che a sua volta ha figli e pure nipoti. All’improvviso la famiglia s’è allargata e non di poco. E io sono bisnonno». Alberto che nella vita ha lavorato sodo, aveva un’azienda con 25 dipendenti che si occupava di idraulica industriale, ed è un uomo concreto ha dunque fatto tutti i passi necessari per il riconoscimento del figlio. E l’altro ieri, assistiti dall’avvocato Paolo Longhi, in municipio, Marco è diventato a tutti gli effetti un Campolongo. «Conosco Campolongo da anni, perchè l’ho seguito come legale, per questo mi ha chiesto una mano in municipio. L’anagrafe sosteneva che per il cambio del cognome servisse un’autorizzazione del Tribunale, mentre essendo maggiorenne basta un atto dichiaratorio di volontà». Conclude l’avvocato: «Sono proprio felice per questo lieto fine. Di rado capita che un figlio non chieda altro che amore a un genitore ritrovandolo. È proprio una bella storia la loro». «Mio figlio è uno chef molto affermato. E io gli faccio un regalo. Realizzeremo un ristorante qui, a Legnago, abbiamo già messo le basi. E poi lui e la sua meravigliosa famiglia si trasferiranno qui. Ho perduto tanto tempo senza di lui, non voglio perderlo di nuovo», dice Alberto commosso. E Marco? IL LIETO FINE. «Sono veramente felice, Alberto è il padre che ho sempre sognato di avere. Nel senso vero. Se avessi potuto scegliere un padre, l’avrei voluto così. Sono felice anche di come mi ha accolto la sua famiglia, mia sorella, la compagna di Alberto. Ho sofferto tanto e per molti anni, sempre a chiedermi perchè mio padre non mi avesse voluto. Non sapeva che c’ero. Non poteva saperlo, ma ora siamo finalmente insieme. Ho finalmente la mia famiglia intera e non vedo l’ora di trasferirmi, di iniziare a lavorare nel mio ristorante». •

Alessandra Vaccari

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