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Ripescato nell’Adige il cadavere di un uomo Era in acqua da 2 mesi

Le operazioni di recupero del cadavere in riva all’Adige
Le operazioni di recupero del cadavere in riva all’Adige
Le operazioni di recupero del cadavere in riva all’Adige
Le operazioni di recupero del cadavere in riva all’Adige

Stava immortalando alcune specie rare di uccelli acquatici in riva all’Adige quando il suo sguardo è stato catturato da una sagoma incastrata in un groviglio di tronchi e arbusti che galleggiavano sul fiume. A quel punto, incuriosito, si è avvicinato per capire cosa fosse e si è reso purtroppo conto che si trattava del cadavere di un uomo ormai saponificato. Amara scoperta, nel tardo pomeriggio di ieri a Ronco all’Adige, per un appassionato di fotografia naturalistica impegnato in un’escursione nel tratto arginale compreso tra Scardevara ed Albaro, ai confini con Belfiore. Erano da poco passate le 17 quando è giunto l’allarme alla centrale operativa del 112. In pochi minuti si sono precipitati sul posto i carabinieri della stazione di Ronco, coordinati dal maresciallo maggiore Michele Riefoli, e una squadra di vigili del fuoco del distaccamento di Caldiero. I soccorritori hanno raggiunto la sponda ed iniziato le operazioni di recupero, che si sono rivelate più difficoltose del previsto. Tanto che l’intervento si è concluso solo intorno alle 20. Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, era infatti intrappolato dagli alberi e i pompieri hanno dovuto segarli per portare a riva la salma completamente senza indumenti. Nel frattempo è stato avvisato il medico legale dell’ospedale di Legnago, che ha effettuato l’ispezione esterna. Stando ai primi riscontri, il corpo, restituito dal livello basso del fiume, si trovava in acqua da almeno due mesi e potrebbe essere stato trasportato dalle correnti per diversi chilometri. Sul cadavere non sarebbero comunque presenti fori di proiettili, ferite e segni di colluttazione tali da ricondurre ad una morte violenta. Il decesso sarebbe perciò imputabile, con ogni probabilità, ad un gesto estremo o ad una caduta accidentale. La certezza si avrà comunque soltanto una volta che si conosceranno i risultati dell’autopsia. Il cadavere, su disposizione del magistrato di turno, la dottoressa Valeria Ardito, è stato infatti trasferito all’Istituto di medicina legale dell’ospedale di Borgo Roma, a Verona. Per il momento, l’identità dell’uomo ripescato in Adige rimane perciò avvolta nel mistero. Di lui non si sa infatti praticamente nulla visto che era privo di vestiti, documenti ed altri effetti personali in grado di agevolarne l’identificazione. Il riconoscimento non si profila perciò semplice a causa della lunga permanenza in acqua. Intanto, gli uomini del capitano Lucio De Angelis hanno avviato le indagini per cercare di risalire, tramite le banche dati, ad eventuali denunce di scomparsa che potrebbero accelerare, con l’aiuto di eventuali familiari, la soluzione dell’ennesimo giallo dell’Adige. •

Stefano Nicoli

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