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Pfas, al via analisi per oltre 47mila veronesi

Acqua dell’acquedotto, in molti paesi era contaminata da Pfas
Acqua dell’acquedotto, in molti paesi era contaminata da Pfas
Acqua dell’acquedotto, in molti paesi era contaminata da Pfas
Acqua dell’acquedotto, in molti paesi era contaminata da Pfas

Il controllo a tappeto sullo stato di salute della popolazione del Veronese esposta agli effetti della contaminazione delle acque da Pfas inizierà martedì 2 maggio. L’annuncio è stato dall’Ulss 9 Scaligera e dal coordinatore del monitoraggio, il responsabile del Centro screening vicentino di Montecchio Maggiore, il medico Rinaldo Zolin, in un incontro svoltosi all’ospedale di Legnago al quale erano stati invitati i sindaci e i medici di base dei 13 Comuni interessati: Albaredo, Arcole, Cologna, Pressana, Roveredo, Veronella, Zimella, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe e Terrazzo.

L’incontro di mercoledì sera è servito per illustrare lo screening e spiegare le iniziative promosse dalla Regione per affrontare il caso Pfas. Ha spiegato il direttore generale della Scaligera, Pietro Girardi: «Sarà un’azione a 360 gradi per verificare gli effetti di una situazione in cui tutti siamo parte lesa». L’incontro ha anche permesso di venire a conoscenza dei risultati delle analisi finora fatte nel Vicentino. Risultati che confermano quello che si temeva: le sostanze perfluoro-alchiliche sono entrate nel sangue di tutti i residenti nell’area inquinata finora controllati e sono presenti in misura nettamente superiore al valore di riferimento massimo previsto dall’Istituto superiore di Sanità.

A Lonigo, dove è stato allestito il primo dei tre ambulatori riservati a questa attività, lo stesso tipo di screening che la prossima settimana inizierà anche nel Veronese è in corso dal 30 gennaio: finora ha permesso di controllare un migliaio di persone sulle 21 mila che sono da esaminare, tutte residenti nei Comuni di Sarego, Brendola e Alonte, oltre che della stessa Lonigo. «Abbiamo invitato al momento 1.500 persone, di cui un migliaio, si tratta di giovani dai 14 sino a 20 anni, ha risposto subito positivamente», spiega Zolin. Il quale aggiunge: «In tutti questi soggetti è risultata una presenza di Pfoa (uno dei composti che fanno parte della famiglia degli Pfas e ritenuto fra quelli potenzialmente più nocivi per la salute, ndr) superiore in media di 20- 30 volte rispetto ai parametri di riferimento, e la stessa cosa, anche se in termini un po’ più contenuti, si è registrata anche per l’unica altra sostanza perfluoro-alchilica per la quale esistono misure di raffronto: il Pfos». Per i Pfoa l’intervallo di riferimento va da 1,15 a 8 nanogrammi per millilitro di sangue; e per il Pfos da 1,88 a 14,79. Nel sangue dei ragazzi vicentini entrambi si misurano a decine e decine di nanogrammi, anche se con valori variabili da soggetto a soggetto. In che misura questo fatto abbia delle conseguenze sulla vita delle persone che abitano nella cosiddetta zona rossa, quella maggiormente esposta all’inquinamento, lo si scoprirà solo quando dai risultati delle singole analisi verrà tratta un’analisi di tipo epidemiologico, operazione a cura del Dipartimento di prevenzione della Regione.

«La presenza generalizzata di Pfas nel sangue era attesa, visto che questo dato era già emerso con il primo monitoraggio compiuto nel 2015, ora ci aspettiamo che il 4-5 per cento degli esaminati venga preso in carico dal momento che soffre di patologie da approfondire», anticipa Zolin. Questa percentuale non è indifferente, soprattutto perché si parla di giovani e giovanissimi.

Le analisi puntano a verificare l’assorbimento dei Pfas da parte dell’organismo e a vedere se ci sono malattie che rientrano fra quelle che secondo la letteratura medica sono associabili a questo fatto: patologie del metabolismo cronico- degenerative della tiroide, colesterolo alto, problemi al fegato e ai reni. Data la rilevanza dei dati finora ottenuti, la Regione sta valutando di estendere lo screening a fasce di popolazione più giovani. Al momento è impossibile fare previsioni sulla situazione dei 13 Comuni veronesi, ma questi hanno in comune con i Comuni vicentini la fonte di approvvigionamento degli acquedotti e, almeno in parte, le falde da cui pescano i pozzi privati.

Luca Fiorin

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