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Palloncini bianchi in cielo
per l’addio a «Paps» il buono

L’arrivo della bara bianca di Marco Papotti in chiesa, ad attenderlo i sacerdoti DIENNE FOTOGli amici firmano il ritratto di Matteo, l’ultimo dono
L’arrivo della bara bianca di Marco Papotti in chiesa, ad attenderlo i sacerdoti DIENNE FOTOGli amici firmano il ritratto di Matteo, l’ultimo dono
L’arrivo della bara bianca di Marco Papotti in chiesa, ad attenderlo i sacerdoti DIENNE FOTOGli amici firmano il ritratto di Matteo, l’ultimo dono
L’arrivo della bara bianca di Marco Papotti in chiesa, ad attenderlo i sacerdoti DIENNE FOTOGli amici firmano il ritratto di Matteo, l’ultimo dono

Il rombo dei motorini davanti alla chiesa di Concamarise e i palloncini bianchi lasciati in cielo, hanno dato l’ultimo saluto a Matteo Papotti, il 18enne morto martedì in seguito alle ferite riportate in un incidente a bordo del suo scooter scontratosi con un’auto. Dal momento del terribile schianto, nel primo pomeriggio di martedì 14 marzo, all’incrocio tra viale Vittorio Emanuele e via Fabio Filzi, il giovane non aveva più ripreso conoscenza e i medici avevano fatto capire ai familiari che la vita del ragazzo era appesa ad un sottilissimo filo. I soccorritori avevano rianimato disperatamente il cuore dello studente che si era fermato nel gravissimo impatto. Matteo era stato quindi portato al Polo Confortini: dopo 6 giorni di speranza e preghiere, il giovane è spirato lasciando nel dolore totale mamma Ivana, papà Romeo, parenti, amici, insegnanti e compagni di classe.

Ieri pomeriggio erano in centinaia per l’ultimo saluto al ragazzo e per cercare di dare forza ai genitori rimasti senza il loro unico e amato bambino. La bara bianca, con un cuscino di rose bianche e un’unica rosa rossa al centro, ha fatto il suo ingresso nella chiesa gremita di gente: in tanti sono rimasti in piedi per tutto il rito. «Siamo qui in tanti per dare l’ultimo saluto a Matteo», ha esordito il parroco, don Maurizio Saccoman, «che ha concluso in maniera improvvisa e dolorosa la sua esistenza. Ci stringiamo attorno ai genitori, ai familiari e agli amici e invochiamo la fede, perché la vita di Matteo non è finita sul letto di un ospedale ma ora continua in eterno vicino al Signore». Il prete ha ricordato il carattere del giovane, «buono, educato, amava la vita, era sempre pronto ad aiutare gli altri, faceva l’animatore al grest e di recente aveva iniziato a suonare le campane della parrocchia con altri giovani: ci mancherà». Rivolto ai tanti ragazzi in chiesa, il sacerdote ha sottolineato come per molti di loro questa sia «la prima prova così dura e dolorosa che la vita vi ha messo di fronte» e li ha esortati a «comprendere quindi l’alto valore che proprio la vita ha».

Il ricordo di Papotti è poi proseguito con Lorenzo, uno dei migliori amici del giovane, chiamandolo «Paps», il soprannome di Matteo. «Eri di una disponibilità e generosità unica, un amico sempre presente, ci mancherai tremendamente». Il dirigente dell’istituto Silva – Ricci, dove il giovane frequentava la quinta, ha quindi preso la parola per salutare Matteo ed esprimere il cordoglio di insegnanti e compagni di classe: «Non lo dimenticheranno mai». Quindi è toccato al maestro delle elementari di «Paps»: «Eri un bambino gioioso, sorridente ed educato, sarai sempre nei nostri cuori». A fine rito, una decina di motorini hanno fatto sentire il rombo dei motori, le moto erano una grande passione di Matteo. Poi, quel volo di palloncini bianchi «per affidare al Signore il nostro amico».

Francesco Scuderi

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