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«Pagati i debiti» Ora l’ente potrà chiudere i battenti

La sede del Consorzio per lo sviluppo del Basso Veronese a Nogara
La sede del Consorzio per lo sviluppo del Basso Veronese a Nogara
La sede del Consorzio per lo sviluppo del Basso Veronese a Nogara
La sede del Consorzio per lo sviluppo del Basso Veronese a Nogara

A quattro anni dalla messa in liquidazione, il Consorzio per lo sviluppo del Basso Veronese si appresta a chiudere definitivamente la sua storia. E lo fa, contrariamente a quanto temevano molti amministratori degli enti pubblici che ne fanno parte, senza lasciare conti da pagare. C'è voluto un po' di tempo, ma alla fine la morte per inedia dell'ente avverrà senza provocare danni economici agli enti coinvolti. Tanto che il liquidatore – si tratta del commercialista legnaghese Maurizio Dusi, che ha una lunga esperienza nelle società pubbliche, essendo stato presidente di varie aziende che si occupano della gestione di rifiuti, come Legnago Servizi ed Esacom, e fondatore di Drv – non nega che «poteva esserci il rischio che la storia del Consorzio finisse molto peggio di così». «Grazie ad un lavoro continuo e alla disponibilità che hanno dimostrato tutte le realtà che hanno avuto un ruolo in questa vicenda, siamo riusciti a superare l'ostacolo-debiti, vendendo i beni immobili di proprietà del Consorzio. E questo ha reso possibile programmare la chiusura della partita», prosegue Dusi. Il quale, poi, precisa che «ora rimangono solamente da risolvere due piccole partecipazioni» e che, se non ci sono intoppi imprevisti, «è possibile arrivare alla liquidazione definitiva entro la fine dell'anno». Il Consorzio per lo sviluppo del Basso veronese era nato nel 1990 da un ente che esisteva in precedenza, il Consorzio per la zona industriale di Nogara, ed aveva come finalità la promozione di iniziative volte alla crescita economica del territorio e la realizzazione di attività di gestione e riduzione dei rifiuti. Queste iniziative venivano portate avanti da una realtà formata da 29 Comuni della pianura veronese, proprietari di meno del 40 per cento delle quote sociali, da Provincia e Camera di Commercio, che insieme tenevano saldamente in mani la maggioranza delle quote. Proprio Provincia e Camera di Commercio, giusto quattro anni fa, nel luglio del 2014, decisero che la situazione del Consorzio non era più sostenibile. Lo hanno fatto nell'ambito di un'assemblea che ha visto i sindaci astenersi e che poi ha avuto strascichi polemici, visto che molti amministratori locali ritenevano che dovesse essere giocata qualche altra carta, prima di arrivare all'avvio della procedura di liquidazione. D'altro canto, la Provincia allora spiegava che c'erano già stati più richiami da parte della Corte dei Conti e che non era pensabile tenere in piedi una realtà con debiti per due milioni di euro. «Per sanare questa situazione», prosegue il liquidatore, «abbiamo messo in vendita i due beni di proprietà del Consorzio». Vale a dire un terreno a Castagnaro (in cui era prevista una lottizzazione rimasta al palo per anni ndr) l'ha acquistato per 600mila euro Calzedonia, che in quella zona possiede un centro logistico, mentre altrettanti soldi sono stati introitati con la cessione della proprietà di uno stabile di Nogara ad Esacom, società di gestione dei rifiuti che già occupava in parte, con contratto di locazione, l'edificio. All’Esacom il Consorzio ha ceduto, con il relativo debito di 300mila euro, anche l'impianto fotovoltaico che si trova sul tetto di quello stesso fabbricato, che era la sede dell'ente. Pertanto, forte del milione e 200mila euro incassati, Dusi ha avviato una trattativa con Banca Veronese, che aveva ereditato il credito verso il Consorzio da Crediveneto, la quale si è accontentata di incassare meno del previsto pur di definire la situazione. «Se si tiene conto che i dipendenti sono stati trasferiti all'Autorità di bacino dei rifiuti, che costituiva di fatto una sorta di costola del Consorzio, e che lo stabile è rimasto in mano ad una società a partecipazione pubblica», commenta il liquidatore, «mi vien da dire che la soluzione di quella che era una situazione molto ingarbugliata è positiva. E che, in qualche modo, rispetta lo spirito del Consorzio». Una soluzione che eviterà agli enti locali di dover ripianare, in quanto soci, i debiti del Consorzio, anche se la speranza che aveva qualche amministratore di portare comunque avanti l'ente sta ormai definitivamente tramontando. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Fiorin

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