<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Omaggio con l’aratro ai «Trattati di Roma»

 L’opera di  Gambarin  fotografata dall’alto dallo stesso artista
L’opera di Gambarin fotografata dall’alto dallo stesso artista
 L’opera di  Gambarin  fotografata dall’alto dallo stesso artista
L’opera di Gambarin fotografata dall’alto dallo stesso artista

Non poteva che essere dedicata alle celebrazioni dei 60 anni dei «Trattati di Roma» - grazie ai quali il 25 marzo 1957 nacquero la Comunità economica Europea e la Comunità Europea dell’energia atomica - la nuova «land» dell’artista Dario Gambarin, castagnarese d’origine e bolognese d’adozione. Noto ormai in tutto il mondo per le sue originali performance artistiche create sul terreno, Gambarin, proprio a ridosso dall’evento celebrativo previsto per domani in Campidoglio a Roma, dove sono attesi ben 40 capi di Stato e di Governo, è salito sul suo trattore con aratro ed erpice rotante, ha raggiunto uno dei campi di famiglia situato alle porte del paese ed ha realizzato, in quasi otto ore di lavoro, un gigantesco Colosseo, accompagnato appunto dalla scritta «Trattati di Roma 1957-2017». L’opera, che come sempre è stata «disegnata» a mano libera, senza cioè avvalersi di alcun segno precedentemente tracciato sulla terra, si staglia su un campo non coltivato di 27mila metri quadrati.

Il senso vero del «quadro», in linea con la filosofia che sta alla base di ogni lavoro di questo poliedrico artista, non va però ricercato nella mera riproduzione del monumento più rappresentativo della Capitale, ma in quello che esso rappresenta. «Ho concepito questo Colosseo», spiega Gambarin, «come una sorta di metafora. Quel capolavoro assoluto dell’arte romana è stato costruito oltre 2mila anni fa ed è ancora lì. Questo perché la sua realizzazione è avvenuta in modo intelligente, mentre purtroppo non si può dire altrettanto della nostra Europa visto che a soli 60 anni dalla sua nascita si sta già sgretolando tra problemi e tante polemiche». «Quel 25 marzo 1957 sembrava fatta», prosegue l’artista, «per molti cittadini dalla mentalità aperta e progressista era l’avvio di un sogno. Invece, in questa Europa 2017 penso che ciascuno di noi possa vedere come stanno realmente le cose: crisi economica, mancanza di lavoro, flussi migratori da gestire, e quel che è peggio, muri che dividono proprio laddove ci dovrebbe essere invece unione».

«Per questo», conclude Gambarin, «il mio Colosseo non si limita ad essere il simbolo di Roma, città che ospiterà l’importante evento. Ma va oltre, come una sorta di messaggio di speranza, nella convinzione che solo ciò che si è costruito bene possa durare nel tempo». E.P.

Suggerimenti