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«Non vedo mio figlio da 400 giorni, caro Papa aiutami tu»

Cartelli esposti durante una manifestazione di padri separati
Cartelli esposti durante una manifestazione di padri separati
Cartelli esposti durante una manifestazione di padri separati
Cartelli esposti durante una manifestazione di padri separati

Lidia Morellato Da oltre 400 giorni non vede, non sente e non sa nulla di suo figlio. A separarli sono 800 chilometri di distanza e una lacerante sofferenza arenata tra le pieghe della giustizia italiana. È il dramma che sta vivendo R.V., 42 anni, da cui emerge nitidamente lo strazio e lo struggimento di un padre, il quale attende di poter riabbracciare il suo bambino di cui ormai non ricorda più né il volto né la voce. Tanto che si è rivolto persino a papa Francesco per chiedergli aiuto. Dal 2015, ogni suo pensiero e ogni sua azione quotidiana sono protesi al desiderio di poter riabbracciare il figlioletto di 11 anni che vive con la mamma nel Sud Italia. Una dolorosa vicenda umana, per lungo tempo vissuta in privato, e che ora l’uomo ha deciso di rendere pubblica nella speranza di rivedere il bambino. «Questa è l’unica strada che mi rimane», afferma. LA STORIA. Il 42enne, originario della Puglia, si è sposato con una donna salernitana. Nel 2006, dallo loro unione, nacque il suo unico figlio e nel 2008 la famiglia si trasferì a Verona per motivi di lavoro del papà. Secondo il racconto fornito dall’uomo, dopo pochi mesi la moglie ritornò al Sud dove rimase fino al 2012, anno in cui venne avviata la separazione. Quindi, padre e figlio hanno vissuto da soli per quattro anni in un centro della provincia di Verona, finché un giorno la mamma si ripresentò. E con il pretesto di accompagnare il figlio in vacanza lo portò con sè al Sud cambiandogli anche la residenza. DIRITTI NEGATI. Ed è proprio da questo momento che iniziarono i problemi, con il bambino al centro di una complessa e devastante contesa tra genitori separati. «Da allora», sottolinea R.V., «il piccolo non è più tornato a Verona. Nonostante la sentenza di separazione del 2015 stabilisca chiaramente quando posso vedere il bambino è stato fatto di tutto per impedirmi di vederlo e persino di parlargli. Ho fatto tanti viaggi a vuoto da Verona al Sud Italia chiedendo permessi di lavoro all’ultimo momento perché sembrava che l’incontro dovesse finalmente avvenire. Ma sono sempre stato ostacolato dalla mamma, anche quando mio figlio ha fatto la Prima Comunione». «Nel frattempo», prosegue, «si sono accavallate procedure e sentenze che mi danno ragione ma mai rese esecutive, con un continuo rimpallo tra il Tribunale di Verona, il Tribunale dei minori della città in cui vive il mio bambino e i vari Servizi sociali». LA BATTAGLIA. È una lotta quotidiana, perciò, quella condotta da anni da questo padre separato, che ha raccontato il suo dramma in una lettera inviata anche a Papa Francesco. Un genitore che si vede negato il diritto di tornare a relazionarsi con il proprio figlio che sta crescendo in fretta. «Non è facile vivere in queste condizioni», aggiunge con gli occhi lucidi, «ci sono stati momenti di depressione ma poi sono migliorato e la vita va avanti. Quello che mi fa stare più male è il fatto di non poterlo vedere crescere, è in un’età di trasformazione e io temo di non conoscere più il suo volto». Intanto, all’uomo, trasferitosi da poco nel Basso veronese, non resta che accarezzare i ricordi ancora vivissimi degli anni in cui ha cresciuto da solo il figlio. «Sono l’unica cosa che mi fa andare avanti», sostiene, «come quando, nel periodo di Natale, eravamo soliti visitare i mercatini e fermarci a fare le foto sotto la stella di Piazza Bra». Non basterebbe un libro per raccontare la storia di R.V., che oggi non chiede altro se non di poter riabbracciare o sentire la voce del suo bambino. Tuttavia non si perde d’animo: «Spero che questa mia testimonianza serva a smuovere qualcosa, a far sì che qualche magistrato o addetto ai lavori intervenga prima che tutto il procedimento vada in prescrizione nel 2019». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lidia Morellato

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