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Mulas chiude società collegata alla mafia

Piazzetta Cotta, al civico 5/a un’attività con legami mafiosi:  il prefetto ha emesso un’interdittiva DIENNE
Piazzetta Cotta, al civico 5/a un’attività con legami mafiosi: il prefetto ha emesso un’interdittiva DIENNE
Piazzetta Cotta, al civico 5/a un’attività con legami mafiosi:  il prefetto ha emesso un’interdittiva DIENNE
Piazzetta Cotta, al civico 5/a un’attività con legami mafiosi: il prefetto ha emesso un’interdittiva DIENNE

Interdittiva numero 17. Sale il numero dei provvedimenti del prefetto Salvatore Mulas, che nei giorni scorsi ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti della Bar Portico, Società a responsabilità limitata semplificata, ditta che ha sede in piazzetta Giovanni Cotta 5/A. In verità dall’esterno, in piazzetta Cotta non si vedono insegne che possano far pensare ad un bar. Oggetto dell’attività dell’impresa sono la costruzione, vendita, affittanza e gestione, di locali pubblici in genere, per lo svolgimento di attività di ristorazione ed intrattenimento, nonché il commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti alimentari. Gli assetti societari riportano alle società Veneta Autotrasporti Srl, Sg Petroli Srl ed Ecotech Srl, sempre oggetto di interdittive da parte della prefettura di Verona. Titolare della ditta e detentore della maggioranza del capitale è infatti Giuseppe Diesi che se nelle tre società indicate è stato dimostrato avere un ruolo solo sostanziale, nella Bar Portico assume invece un ruolo formale. Il coinvolgimento del Diesi, attraverso un fitta rete di rapporti familiari e cointeressenze in varie società, riporta ad ambiti di criminalità organizzata riferibili alle consorterie mafiose dei Cascio di Roccamena, in provincia di Palermo e Maniscalco di Cattolica Eraclea, Agrigento. Altro ambito malavitoso di riferimento, cui riportano i rapporti con la società Giglio Srl interdetta dalla prefettura di Crotone, è poi quello della cosca Grande Aracri, originaria di Cutro (Crotone) ed attivamente operante in Emilia Romagna, come acclarato dalle sentenze emesse nell’ambito del processo “Aemilia”. Ulteriore dato di rilievo preso in esame dal provvedimento è la riconducibilità della ditta Veneta Autotrasporti Srl alla ditta Coget Srl, interdetta dalle prefetture di Milano e Rovigo, nonché alla Tre Emme Costruzioni Generali Srl anch’essa interdetta dalla prefettura di Milano. Tali società, infatti, sono state giudicate dal Consiglio di Stato essere al centro di “una complessa e articolata rete di società sia pure formalmente distinte ed intestate a soggetti formalmente privi di criticità” ma “in realtà sono organiche ad un più ampio disegno criminoso di elusione della normativa antimafia”. Gli approfondimenti svolti dalla prefettura (integrando le risultanze dell’attività di quella di Milano) hanno permesso di evidenziare elementi sintomatici di infiltrazione, come il coinvolgimento di vari elementi della famiglia Diesi in un procedimento penale nell’ambito del quale sono emersi protratti ed indiscussi contatti e legami con il coindagato Bartolomeo Cascio, a capo della già citata omonima famiglia mafiosa di Roccamena (posizione da lui sfruttata per “indirizzare” molti lavori sia pubblici che privati, anche alle imprese dei Diesi e poi, infatti, condannato per associazione di tipo mafioso. Ulteriore coinvolgimento di uno dei fratelli Diesi in un procedimento penale per detenzione illegale di una pistola con matricola abrasa; rapporti di affari e frequentazione con i fratelli Luigi e Stefano Impastato, dipendenti della Autotrasporti Caruso (società poi colpita da ulteriore provvedimento interdittivo della Prefettura di Milano) e figli del pregiudicato Andrea Impastato, in rapporti con Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. È stata evidenziata la collaborazione professionale dei fratelli Diesi, con Giuseppe Giglio e Cesare Muto, entrambi soggetti collegati alla ‘ndrina Grande Aracri che operava in Emilia Romagna e poi infatti convolti nella imponente operazione Aemilia, che ha portato alla condanna di Giglio per associazione di tipo mafioso; contatti dei fratelli Tali assetti e legami vengono presi in esame dal provvedimento, anche in esito alle valutazioni condotte dal Tavolo di supporto integrato delle forze di Polizia (composta da polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e DIA di Padova), quali espressioni di concreti ed attuali rischi di condizionamento da parte della criminalità organizzata ed hanno costituito, pertanto, il fondamento dell’interdittiva emessa dal prefetto. Il provvedimento è il 17° di tale tipo emesso da quando il prefetto Mulas si è insediato a Verona, indice di attenzione istituzionale, ma anche della necessità di attento monitoraggio affinché il territorio non venga sopraffatto da logiche criminali che si insinuano subdolamente nel tessuto economico sociale, senza clamori ma con enorme pregiudizio alla libera concorrenza. Dagli approfondimenti degli uffici prefettizi sono emersi collegamenti dell’assetto societario con quello di altre aziende, colpite nei mesi scorsi da altri analoghi provvedimenti. E ciò ha consentito di ritenere la società interessata sia esposta a rischi di condizionamento da parte della criminalità organizzata. Detti collegamenti, che hanno anche di recente trovato conferma nelle decisioni del giudice amministrativo, rivelano una rete di collegamenti che hanno mostrato un disegno finalizzato ad agire sul mercato in maniera coordinata e facente capo alle medesime persone ed interessi. «Il problema di possibili infiltrazioni a Verona e provincia esiste», dice il prefetto Salvatore Mulas recenti fatti di cronaca hanno dimostrato che la ’Ndrangheta arriva anche dall'altra parte dell'oceano, figuriamoci se lascia stare una provincia ricca come quella di Verona. Quello che da sempre continuo a dire agli imprenditori seri è di non permettere a nessuno di portar via le loro aziende. E di stare molto attenti ai compagni di viaggio che si scelgono», conclude Mulas. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Vaccari

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