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Mille chilometri in bici
Vinta la sfida per l’Aism

I cinque amici, con l’autista del «servizio scopa» al loro arrivo in Alexanderplatz a Berlino
I cinque amici, con l’autista del «servizio scopa» al loro arrivo in Alexanderplatz a Berlino
I cinque amici, con l’autista del «servizio scopa» al loro arrivo in Alexanderplatz a Berlino
I cinque amici, con l’autista del «servizio scopa» al loro arrivo in Alexanderplatz a Berlino

Commossi, provati fisicamente ma felicissimi. Alla fine ce l’hanno fatta i cinque amici veronesi partiti l’11 giugno da Piazza Brà per compiere il viaggio solidale «Verona-Berlino»: mille chilometri in bicicletta per raccogliere fondi a favore dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism). Federico Marangoni di Concamarise, Chiara Bovolenta di Bionde, Tiziano Rossi e Gianluca Moratto di Bovolone, e Sergio Deiana di Pescantina (seguiti da Simone Rossignoli alla guida del pulmino chiamato in gergo sportivo «servizio scopa») sono arrivati in Alexanderplatz, la piazza centrale di Berlino, domenica 19 giugno, nei tempi previsti. Per un’intera settimana, hanno percorso in bici oltre mille chilometri, alla media di 140-160 km al giorno, sulle piste ciclabili che collegano Italia, Austria e Germania. Tanta fatica senza mai mollare. Hanno pedalato a testa bassa, con pioggia, vento e temporali, stringendo i denti ed affrontando salite, strade dissestate, stanchezza, fame e sete.

Un’avventura durissima sul piano fisico e psicologico, che ha riservato gioie e dolori, ma che alla fine ha premiato il quintetto. Il progetto denominato «Rideforaism» - per il quale è ancora possibile effettuare una donazione colelgandosi al sito www.rideforaism.it - è stato ideato da Federico Marangoni, vicepresidente dell'Avis di Concamarise e responsabile dei giovani avisini veneti, che nel giorno dell’arrivo a Berlino ha festeggiato, oltre alla riuscita dell’impresa, anche il suo ventisettesimo compleanno. «È stata l'esperienza più bella della mia vita», commenta Federico, «ho imparato ad apprezzare ogni piccola cosa, sfruttando al massimo il minimo a disposizione. Insomma, ho imparato a vivere». «Le piccole cose e la condivisione con il gruppo, soprattutto nei momenti più difficili, sono essenziali», aggiunge Gianluca, 46 anni. Il quale poi conclude: «Gli ultimi chilometri sono stati i più duri perché sapevo che ad aspettarmi in quella piazza c'erano anche mia moglie e mio figlio».

Per tutti è stata una sfida personale, giunta in un particolare momento della propria vita. Così per Chiara, 30 anni, «restano l’entusiasmo di aver pedalato per un obiettivo importante e la soddisfazione di aver raggiunto la meta lasciando per strada persone e dispiaceri personali, riacquistando determinazione e voglia di lottare tappa dopo tappa». Per Tiziano, che a 52 anni non pensava di riuscire ad affrontare un’avventura del genere, il sapore della vittoria «è la dimostrazione che la motivazione e l'impegno ti possono portare ovunque». Anche per Sergio, 52 anni, si è trattato di un’impresa fantastica arrivata nel momento giusto». «Questi sono dei pazzi», conclude ridendo Simone l’autista, «il tempo li ha messi veramente a dura prova in alcuni circostanze ma vanno apprezzate la loro tenacia e la loro determinazione, soprattutto nei tre ragazzotti più avanti con l’età».

Lidia Morellato

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