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Maxi moria di pesci
nel torrente Alpone
Rimane il mistero

Pesci morti nell’Alpone
Pesci morti nell’Alpone
Pesci morti nell’Alpone
Pesci morti nell’Alpone

Non ci sono sostanze tossiche nelle acque dell’Alpone. Almeno allo stato attuale. L’eccezionale moria di pesci scoperta giovedì scorso da un pescatore di Albaredo alla confluenza fra il torrente che scende dalla val d’Alpone e l’Adige, rimane per ora senza colpevoli. Le analisi chimiche compiute dal laboratorio Arpav di Verona hanno escluso la presenza di inquinanti o di altri componenti nocivi che possano aver avvelenato il fiume, determinando la morte di migliaia di lucci, carpe, cavedani e pesci siluro. Se un inquinamento c’è stato – ed è questa l’ipotesi avanzata dagli agenti del Corpo forestale dello Stato intervenuti sul luogo – è avvenuto almeno due giorni prima della scoperta fatta dall’appassionato di pesca Graziano Zorzetto. Quando i Forestali hanno compiuto i prelievi dell’acqua, di giorni dal probabile misfatto ne erano trascorsi già tre. Senza contare che la scorsa settimana ha pure piovuto, perciò l’eventuale intossicazione del torrente si è diluita.

«Probabilmente non ci saremmo accorti di nulla se non ci fosse stato lo sbarramento di pietre a valle che ha fermato la discesa dei pesci morti», osservano i residenti, ormai sopraffatti dalla terribile puzza che si è diffusa a poche centinaia di metri dal centro storico. «Neppure analizzando le carcasse degli animali riusciremmo a scoprire qualcosa», avverte il funzionario della Forestale Isidoro Furlan. «In questo tipo di operazioni, la tempestività è fondamentale per risalire all’autore», commenta il responsabile della polizia di Albaredo-Ronco Daniele Ferrarini. Questo non impedirà alle guardie ambientali e agli agenti della municipale di tenere costantemente sotto controllo la zona, alla ricerca di indizi utili. Intanto, il sindaco Giovanni Ruta, di concerto con l’ufficio tecnico, si sta occupando della bonifica e dello smaltimento delle carcasse dal sito. P.B.

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