Due chiacchiere, una tazzina di caffè e… una lezione d’arte. Ad Albaredo nasce dall’intuizione del presidente di «Adige Nostro» Gianni Rigodanzo e dalla lungimiranza di una barista aperta alle novità, Roberta Rossetti, una nuova forma di università popolare aperta a tutti e gratuita. Con l’incontro di ieri, su Villa Del Bene di Volargne di Dolcè, è iniziata ufficialmente l’iniziativa «Arte & Caffè», voluta da associazione «Adige Nostro» e biblioteca per offrire alla popolazione occasioni d’incontro e crescita intellettuale. È l’aula delle lezioni a fare la differenza: non è né un’aula magna né una sala conferenze, laaffetteria aperta da poco, che già nel nome - Carpe diem – aveva, evidentemente, iscritto il proprio destino. Ha proprio «colto l’attimo» la barista Rossetti, come insegna il poeta latino Orazio. Perché attendere che si facessero avanti istituzioni, sponsor o docenti universitari? È bastato che il presidente Rigodanzo lanciasse l’idea e lei ha aderito entusiasta, offrendo la propria sala per farci stare un proiettore, ospitare il relatore e disporre le sedie per ascoltare meglio la lezione. Senza dover scomodare i celebri caffè letterari del Settecento e dell’Ottocento, luoghi dove si svilupparono correnti filosofiche e politiche e dove la borghesia «illuminata» si nutrì di concetti, idee e progetti che portarono alle grandi rivoluzioni europee, anche il «Carpe diem», nel suo piccolo, contribuisce a promuovere cultura e conoscenza. Ogni decina di giorni, alle 15, fino a quando ci saranno ascoltatori, sarà proposta una lezione storico-artistica per dare la possibilità a tutti di conoscere il proprio territorio, ma non solo. Ma la villa di Dolcè non è del nostro territorio. «Niente affatto», puntualizza Rigodanzo, «dobbiamo considerare che la comunità di Volargne come quella di Albaredo: ha sempre vissuto a stretto contatto con l’Adige, fonte di vita, via di comunicazione e motore di civiltà. La villa si affaccia proprio sul fiume». I successivi appuntamenti sono ancora da fissare ma saranno legati alle attività di «Adige Nostro», associazione che raccoglie, cataloga, preserva e mette in mostra i reperti trovati nel fiume o nelle sue vicinanze. «Nel secondo incontro, parleremo delle ceramiche graffite, tesoro artistico inestimabile del nostro Museo, che ci permette di capire usi, costumi, commerci e influenze artistiche dei nostri avi», annuncia Rigodanzo. L’università popolare vera e propria, quella diretta dall’infaticabile Luigi Manfrin, è terminata un paio di settimane fa con la consegna dei diplomi a una cinquantina di iscritti. I nonnini però, non hanno esaurito la voglia di incontrarsi, né di imparare. L’idea di dare vita a incontri culturali al bar consente al relatore di essere più informale, senza diventare banale, e ai partecipanti di sentirsi più a loro agio, accolti dal sorriso della barista Roberta e sommersi dal profumo di biscottini e caffè. Come ha più volte dimostrato la storia, un luogo pubblico come il bar, favorisce il confronto, l’aggregazione, lo scambio di opinioni. Solitamente si parla di calcio o di politica. Ma, visto che di Hellas Verona è meglio non occuparsi e che la politica è diventata argomento spinoso, perché non elevare l’animo con l’arte e la storia? Con la speranza che il numero di «allievi» aumenti, anche tra i giovani. A volte perché avvenga un cambiamento generale basta solo che qualcuno rompa il ghiaccio. È di questi giorni la notizia che il titolare di un bar di Ca’ degli Oppi ha già chiesto a Rigodanzo di ripetere la medesima formula pure nella frazione di Oppeano. •