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Laura, un inverno di paura tra epiteti feroci e sgambetti

Una ragazza aggredita in un’immagine ricostruita
Una ragazza aggredita in un’immagine ricostruita
Una ragazza aggredita in un’immagine ricostruita
Una ragazza aggredita in un’immagine ricostruita

Le gridano «storpia, devi morire!» mentre percorre i corridoi della scuola, oppure nell’atrio del bagno. La seguono e la prendono in giro quando deve prendere l’ascensore perché le sue gambe, per colpa di una paralisi cerebrale, non riescono a salire e scendere le scale. La fanno cadere a terra e intanto intonano: «Sei una cretina», davanti a tutti gli altri studenti: pochi si indignano, i più ghignano. È dall’inizio dell’anno scolastico che Laura – il nome è di fantasia – è vittima di bullismo in un istituto superiore della Bassa Veronese. È finita nel mirino di tre coetanee, sedicenni come lei, che evidentemente riescono a mostrarsi forti solo prendendosela con una ragazza che ai loro occhi appare più debole, per colpa di quella disabilità motoria. «E invece Laura è forte», sottolinea la zia, «nonostante quel problema alle gambe che la costringe il più del tempo sulla sedia a rotelle, ha sempre mostrato un gran coraggio, ad esempio nell’andare a cavallo o nell’affrontare delle importanti gare di tiro con l’arco». È proprio la zia a voler denunciare la situazione nella quale si trova a vivere la giovane da mesi. «Anche se in realtà nemmeno noi famigliari sappiamo esattamente quando è iniziato tutto questo, perché Laura non si è mai aperta con noi, ha sempre preferito tenersi tutto dentro, provare a risolvere da sola questo problema». Segnali c’erano stati già alcuni mesi fa e sua mamma se ne era accorta: il rendimento scolastico era calato dopo anni di «pagelle d’oro» ed era strano anche quel desiderio di chiudersi in se stessa, di parlare poco, di non rispondere alle domande sulla scuola. I genitori avevano dato la colpa all’adolescenza, a quell’età di cambiamenti nella quale ci si sente sempre inadeguati e Laura, per colpa delle gambe deboli, forse stava vivendo quel passaggio con più difficoltà rispetto ai suoi coetanei. Nessuno fuori dalla scuola sapeva delle umiliazioni che ogni giorno si ripetevano nelle aule e nei corridoi fino a quando la ragazza, esasperata, ha deciso di confidarsi con una compagna. E questa, senza pensarci due volte, ha raccontato tutto alla mamma dell’amica. «Messa davanti al fatto mia nipote ha minimizzato, non è entrata nei dettagli, quelli che invece noi conoscevamo grazie alla compagna di scuola alla quale aveva raccontato tutto. Ci ha detto che voleva arrangiarsi da sola, che non le serviva aiuto, forse per paura di ritorsioni o di peggiorare la situazione, chissà. Ma mia sorella a quel punto ha deciso che sua figlia non andava lasciata mai sola», spiega la zia, raccontando che da allora due compagni di Laura, quell’amica e un ragazzo, si sono messi a farle da guardia del corpo. Entrano in bagno prima di lei per controllare che non ci sia una di quelle bulle ad attenderla e poi l’aspettano fino a quando esce, la scortano all’ingresso e all’uscita da scuola. «Speriamo che, in questo modo, si riducano le prese in giro e anche le aggressioni», così le definisce la zia, «come gli sgambetti per farla cadere a terra, umiliandola davanti a tutti». E la scuola non interviene? Se lo sono chieste la zia e la mamma di Laura, «Perché i professori sono sanno tutto», assicurano, «la sua compagna ha segnalato anche a loro questi episodi». «La sensazione che abbiamo», prosegue la signora, «è che il problema venga sottovalutato o che manchino i mezzi e le competenze per gestirlo: per troppo tempo una ragazza, vittima di bullismo, è stata lasciata sola nell’affrontare una circostanza simile». Perché questo è quello che hanno risposto i dirigenti scolastici alla madre della 16enne quando, arrabbiata, è andata a denunciare quei fatti chiedendo un intervento: «Subito il preside le ha detto di voler organizzare un faccia a faccia tra Laura e queste tre bulle. Poi», aggiunge la zia, «nei giorni scorsi ha convocato mia nipote, si sono parlati e le ha assicurato che a breve farà un discorso a tutti gli studenti. Speriamo che le sue parole riescano a mettere fine a questa tremenda situazione». •

Francesca Lorandi

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