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La variante al Pat
rompe il Consiglio
e scatena proteste

Minoranze sul piede di guerra a Gazzo nell’ultimo consiglio comunale della legislatura guidata dal sindaco Andrea Vecchini. I consiglieri Giampaolo Boninsegna, Ugo Vecchini e Caterina Lombardi hanno infatti abbandonato l’aula in pieno contrasto con la maggioranza per l’adozione della variante al piano degli interventi al nuovo Pat: un documento di 226 pagine che è stato consegnato alle opposizioni solamente tre giorni prima della seduta. «Nella documentazione», hanno osservato le minoranze, «manca il parere del revisore dei conti e poi non è stato possibile verificare la legittimità di quanto viene proposto. Sembra che tutta questa fretta nell’approvare la variante sia dovuta alla necessità di soddisfare le esigenze della campagna elettorale in corso».

Ma ciò che secondo Boninsegna, Vecchini e Lombardi sarebbe al limite della legalità è il fatto «che la variante prima di essere approvata doveva essere sottoposta alle osservazione dei cittadini». Il sindaco ha deciso invece di portare il documento direttamente in Consiglio e ciò ha fatto imbestialire tutte le minoranze. «La legge regionale 11 del 2004», hanno sottolineato i dissidenti, «prevede che l’adozione del piano deve essere preceduta da forme di consultazione, partecipazione e concertazione con altri enti e associazioni economiche e sociali. Tutto questo a Gazzo non viene fatto in piena violazione della legge».

Di parere opposto invece il primo cittadino che ha difeso a spada tratta la decisione. «Abbiamo agito in piena osservanza della legge», ha replicato Vecchini, «dovevamo portare la variante con urgenza in Consiglio perché ce lo hanno chiesto numerosi cittadini. Dopo l’approvazione ci saranno tutti i tempi per le osservazioni del caso e quindi ogni cittadino potrà dire la sua». La variante è stata quindi adottata solo con il voto della maggioranza mentre le opposizioni hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. L’urbanistica ritorna quindi protagonista delle discussioni politiche in vista delle elezioni di giugno.

Riccardo Mirandola

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