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La Regione potrà trasferire
le ditte che inquinano la falda

L’industria Miteni di Trissino ritenuta da Regione e Arpav  la principale fonte di inquinamento da Pfas
L’industria Miteni di Trissino ritenuta da Regione e Arpav la principale fonte di inquinamento da Pfas
L’industria Miteni di Trissino ritenuta da Regione e Arpav  la principale fonte di inquinamento da Pfas
L’industria Miteni di Trissino ritenuta da Regione e Arpav la principale fonte di inquinamento da Pfas

Emergenza Pfas: le aziende potenzialmente inquinanti presenti nelle aree in cui ci siano fonti acquifere vanno spostate. Questo, tradotto in termini non burocratici, è quello che ha affermato giovedì pomeriggio la Seconda commissione consiliare regionale, che è presieduta dal leghista Francesco Calzavara, approvando un parere relativo alla modifica del Piano di tutela delle acque che di fatto vincola la Giunta regionale. Il testo, che è stato approvato all'unanimità, dice: «Qualora nel territorio regionale siano presenti impianti, stabilimenti, siti potenzialmente contaminati che possano generare situazioni di criticità relative alle acque utilizzate per l'approvvigionamento idropotabile, associate ad effetti sanitari, la fonte di pressione deve essere rimossa oppure delocalizzata in aree meno critiche nel più breve tempo possibile».

Anche se non c'è nessun riferimento ufficiale, è evidente che il testo adottato dalla commissione, che verrà ripreso dalla Giunta per l'approvazione definitiva del rinnovato Piano, si riferisce per primo al «caso Pfas». Ovvero alla presenza dell'azienda chimica Miteni spa di Trissino (Vicenza), in un'area ricca di risorgive qual è la fascia pedemontana berica: una zona in cui si trovano le falde contaminate da sostanze perfluoro-alchiliche che alimentano gli acquedotti che servono i Comuni dell'area posta a cavallo fra le provincie di Verona, Vicenza e Padova. Ossia, anche quelli di Albaredo, Arcole, Veronella, Zimella, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi Sant'Anna, Bevilacqua e Terrazzo.

Se l'assessore regionale all'Ambiente Gianpaolo Bottacin ringrazia la commissione per aver approvato un testo normativo che può essere utilizzato per far spostare realtà potenzialmente pericolose, il consigliere del M5S Manuel Brusco afferma che «il provvedimento inserisce un passaggio che fa palesemente riferimento al fenomeno di inquinamento delle falde da Pfas». «Il voto unanime della commissione è sicuramente positivo ma non basta a risolvere il grave problema dell'inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche», aggiunge Brusco. D'altro canto, i suoi colleghi Andrea Zanoni, del Pd, e Cristina Guarda, della lista Moretti, sostengono senza mezzi termini: «Qualcosa finalmente comincia a muoversi, ma è un peccato che si chiuda la stalla quando i buoi sono scappati». A loro avviso, infatti, questo provvedimento doveva essere attuato già tempo fa. Ieri, intanto, la consigliera Guarda ha chiesto alla Regione di coordinare gli interventi per quanto riguarda i pozzi privati a servizio delle aziende agricole. Nessun commento, invece, viene per ora espresso da Miteni spa.

Nel frattempo, va registrato, sempre per quanto riguarda i Pfas, anche l'appello ad intervenire proposto al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio dai «No-Tav». Vasco Carradore, attivista di San Bonifacio, aveva presentato un'osservazione in sede di valutazione di impatto ambientale della linea ferroviaria ad alta velocità nel tratto Verona-Vicenza con la quale chiedeva una verifica integrata dell'impatto ambientale e sanitario. «Perché», spiega, «la ferrovia attraversa in pieno l'area in cui le acque di falda e superficiali sono contaminate dai Pfas». Tale istanza, però, non è stata accolta dalla commissione Via, per cui ora egli si rivolge direttamente al ministro. «A questo punto», spiega Carradore, «dobbiamo fare affidamento sull'intervento di Delrio che, essendo stato un amministratore, può valutare con concretezza la situazione».

Luca Fiorin

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