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L’Ordine dei medici:
«Ospedali non attrezzati
per episodi di violenza»

«L’ospedale è un luogo di cura, non di detenzione. E il personale che ci lavora è formato in senso assistenziale, non per intervenire in caso di episodi di violenza. Lo dimostra il fatto, ad esempio, che i medici uccisi da pazienti psichiatrici che avevano in cura sono stati quattro nel 2016».

E’ chiaro Roberto Mora, presidente dell’Ordine dei Medici di Verona, nel commentare il tragico episodio avvenuto all’ospedale Mater Salutis di Legnago, dove nella notte tra il sabato e la domenica di Pasqua Francesco Cevoloni, paziente ricoverato nel reparto di Anestesia e Rianimazione, è stato ucciso dal compagno di stanza, il polacco 34enne Tomasz Piotr Matula, ricoverato quello stesso giorno dopo un atto di autolesionismo.

Del caso si è occupata ieri sera «Diretta Verona», la trasmissione di Telearena condotta da Mario Puliero, che ha affrontato alcuni casi di cronaca che hanno fatto scalpore in città, tra cui, appunto, la morte di Cevoloni.

In studio, oltre a Mora, Paolo Biban, primario di pediatria a Borgo Trento, Ercole Concia, direttore del reparto di malattie infettive dell'azienda ospedaliera, e il giornalista Alfredo Meocci.

Le indagini sulla vicenda sono ancora in corso, ma secondo la ricostruzione degli inquirenti lo straniero si sarebbe svegliato da uno stato di sedazione e avrebbe staccato le cannule che tenevano in vita Cevoloni, provocandone la morte per asfissia, e seminando poi il panico in reparto.

«I rappresentati del nosocomio si sono fatti vivi con la famiglia, testimoniando le loro condoglianze ai parenti», spiega il loro legale Luca Bronzato. «I congiunti sono anche fiduciosi per il fatto che enti esterni abbiano disposto accertamenti sull’accaduto e confidano che sia fatta giustizia».

«Quel che è certo è che il paziente psichiatrico era stato preso in cura dai sanitari, che ritenevano che la sedazione fosse sufficiente», conclude Mora. «Saranno le indagini a stabilire perché non è stato così». E.PAS.

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