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Ipotesi sull’emergenza Pfas: la nomina di un commissario

È stata avviata la procedura volta far diventare formalmente un’emergenza la contaminazione da Pfas in atto in un’ampia area posta a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova. Cosa che, una volta sancita dal Governo, porterebbe alla nomina di un commissario con poteri particolarmente ampi e alla possibilità di effettuare con tempi molto più brevi, perché così sarebbero ridotti nella forma e nella sostanza i passaggi burocratici, le opere necessarie a risolvere, o quantomeno a contrastare, il problema. La notizia, che è trapelata da ambienti romani e che ieri è stata confermata anche da esponenti delle istituzioni regionali, è che finalmente la richiesta inoltrata dalla Regione tre mesi fa ha avuto una risposta positiva. Cosa che, peraltro, sarebbe avvenuta in seguito a una sollecitazione fatta in prima persona dal governatore Luca Zaia. In buona sostanza, quindi, ora verrà verificato se ci sono le condizioni affinché l’inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche sia da considerare come un problema ambientale di massima gravità. Ad effettuare questo approfondimento saranno i tecnici della Protezione civile. I quali arriveranno nella cosiddetta zona rossa - ovvero i 21 Comuni che fanno parte dell’area maggiormente esposta alla contaminazione, di cui fanno parte anche i veronesi Albaredo, Arcole, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Cologna, Minerbe, Pressana, Bevilacqua, Roveredo, Veronella, Zimella, Legnago e Terrazzo - per ricostruire il quadro dell’emergenza. Toccherà a loro, quindi, valutare le informazioni relative allo stato in cui si trova l’ambiente, le condizioni di salute dei residenti e le azioni che sono state attuate sinora per affrontare questa situazione. Operazioni da realizzare analizzando i documenti ma, soprattutto, compiendo sopralluoghi nel territorio. Se i controlli della Protezione Civile confermeranno la gravità della situazione, arriverà quindi una dichiarazione che sicuramente non costituisce una formalità. Oltre a sancire che quello dell’inquinamento da Pfas è un problema di rilevanza nazionale – cosa sinora sostanzialmente non ammessa dal Governo, tanto che alle richieste di stabilire regole generali per quanto riguarda la presenza di queste sostanze nell’acqua potabile ha sempre risposto picche – il fatto che venga stabilito che esso costituisce un’emergenza costituirebbe un modo per favorirne la soluzione. In ballo, per primi, continuano infatti ad esserci gli interventi volti a portare acqua pulita nell’area contaminata, costruendo nuove condotte che vi arrivino dall’esterno. Un’operazione dal costo stimato in circa un centinaio di milioni, per la quale da un anno continua ad essere in ballo un finanziamento governativo di 80 milioni. Posto che i soldi divengano disponibili, lo stato di emergenza permetterebbe di ridurre notevolmente i tempi di realizzazione ed approvazione dei progetti. Quanto al nome di chi potrebbe essere nominato commissario per l’emergenza Pfas, pare esserci un unico indiziato. Si tratta dell’attuale direttore generale dell’Arpav Nicola Dell’Acqua, che è già coordinatore della commissione regionale Ambiente e salute, che si occupa dei casi di contaminazione, e che ruoli commissariali importanti li ha già rivestiti in passato. Oltre ad essere stato direttore nazionale della Protezione Civile, l’agronomo di Castelnuovo del Garda è infatti stato anche commissario straordinario per l’emergenza depurazione in Campania, oltre che, fra l’altro, per l’emergenza immigrazione a Lampedusa e la realizzazione del G8 nell’isola della Maddalena. Da ricordare, infine, per quanto riguarda la questione dei soldi che in questi giorni in Consiglio regionale è stata annunciato dalla maggioranza un emendamento al bilancio contenente lo stanziamento di 3 milioni di euro per i Pfas e la realizzazione del collettore del Garda. Somme che dovrebbero aggiungersi a quelle annunciate dal Governo. •

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