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Inviati i primi nove rifugiati
Il sindaco non sapeva nulla

Uno dei nove profughi ospiti a Scardevara nel cortile di casa DIENNE
Uno dei nove profughi ospiti a Scardevara nel cortile di casa DIENNE
Uno dei nove profughi ospiti a Scardevara nel cortile di casa DIENNE
Uno dei nove profughi ospiti a Scardevara nel cortile di casa DIENNE

È la piccola frazione di Scardevara ad aver accolto la scorsa settimana i primi nove richiedenti asilo nel Comune di Ronco. Finora, infatti, in paese non erano stati inviati profughi. Una cooperativa sociale di Verona ha preso in affitto una casa da un privato, che non è residente a Ronco, in via Remoncino, a ridosso dell'argine dell'Adige, nella frazione più piccola del Comune. In questo stabile, da alcuni giorni risiedono nove giovani immigrati di origine africana: hanno tutti poco più di vent'anni e sono tutti maschi. La cosa ha naturalmente destato allarme tra i residenti, ignari di tutto e sorpresi di fronte al loro arrivo. Pur trovandosi in periferia rispetto sia al capoluogo che al centro di Scardevara, la casa dove sono stati accolti i giovani africani è vicina ad altre abitazioni. Il loro invio, peraltro, non è stato comunicato dalla Prefettura né all'amministrazione comunale e nemmeno ai carabinieri della caserma che ha sede proprio a Scardevara, a pochi passi dall'abitazione presa in affitto dalla cooperativa sociale. È sembrato alquanto singolare al primo cittadino, Moreno Boninsegna, responsabile per la sicurezza, che nessuno si sia preso la briga di avvertire le autorità locali e le forze dell'ordine presenti in paese. «Senza ricevere alcuna comunicazione, né dalla Prefettura né dai carabinieri, che ho contattato e che pure erano all'oscuro di tutto come noi», fa sapere il sindaco, «sono arrivati i primi nove richiedenti asilo. Fino ad oggi non si è presentato in municipio nessuno della cooperativa sociale per avvisarci della loro presenza sul nostro territorio. Siamo stati avvertiti dai vicini dell'alloggio dove sono ospitati. Non eravamo nemmeno a conoscenza della disponibilità della casa, manifestata solo alla Prefettura, per accogliere questi immigrati». «Quando ho partecipato all'incontro in Prefettura sull'accoglienza degli stranieri», rimarca Boninsegna, «ho detto chiaramente al prefetto, Salvatore Mulas, che il nostro Comune non aderisce alla rete Sprar (Servizio per l'accoglienza di richidenti asilo e rifugiati ndr) perchè nel nostro paese non ci sono strutture idonee ad accogliere i richiedenti asilo, né dispongo di personale per poter seguire come si conviene, per l'accoglienza e l'inserimento, gli immigrati». Ma il prefetto Mulas è stato altrettanto chiaro con i sindaci: chi aderisce allo Sprar riceverà la quota di richiedenti asilo fissata dalle direttive del ministero dell'Interno, ossia tre profughi ogni mille abitanti. Gli altri Comuni, senza lo Sprar, come appunto Ronco, verranno inseriti in una seconda lista di centri e in questi verranno mandati richiedenti asilo senza un limite prefissato. «Difficile, se non impossibile, conoscere quanti altri proprietari di abitazioni si siano offerti di ospitare profughi», osserva preoccupato Boninsegna. «Ora non possiamo fare altro che tenere sotto controllo la situazione di questo primo nucleo di immigrati giunti a Scardevara, per tutelare la sicurezza dei residenti, nella speranza che non ne arrivino altri». Ovviamente, senza un progetto Sprar, solo il prefetto in questo momento è in grado di conoscere quante strutture siano state messe a disposizione da privati per accogliere altri profughi.

Zeno Martini

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