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«In 14 mesi, 62 raid
Fino alla strage
di anziani e suore»

Quello che era rimasto del Torrione dopo gli ultimi bombardamenti su Legnago
Quello che era rimasto del Torrione dopo gli ultimi bombardamenti su Legnago
Quello che era rimasto del Torrione dopo gli ultimi bombardamenti su Legnago
Quello che era rimasto del Torrione dopo gli ultimi bombardamenti su Legnago
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«Quelle notti in cui Legnago veniva illuminata a giorno dai bombardamenti». Mario Crocco, 101 anni il prossimo 25 ottobre, ricorda come fossero avvenuti ieri i blitz anglo-americani che, tra il 24 febbraio 1944 e il 25 aprile 1945, flagellarono per ben 62 volte la città, provocando complessivamente 76 morti e 34 feriti, oltre alla distruzione di 2.663 edifici.

Il «bomba day», organizzato oggi da Comune, Prefettura ed altri enti per il disinnesco di due grossi ordigni da mille libbre ciascuno rinvenuti lo scorso marzo nell’Adige, rievoca nella mente del presidente onorario dell’associazione «Cittadinanzattiva» quei terribili giorni di oltre 70 anni fa. Lui, che nel 2014 è stato insignito dall’ex presidente Giorgio Napolitano del titolo di Grande ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, attenderà nella sua abitazione di viale Regina Margherita, all’interno della zona «gialla», la sirena con cui il Comune annuncerà la conclusione del «despolettamento» delle due bombe da parte degli artificieri.

Crocco ex sergente del 2° Battaglione Genio Pontieri di Legnago e futuro membro del locale Comitato di liberazione nazionale (Cln), nel ’45, assieme ai familiari era rifugiato in una casa di contadini a Canove.

«Ricordo bene la città illuminata dalle bombe», racconta Crocco, «poiché all’epoca, con mia moglie e le tre figlie, avevamo dovuto abbandonare il quartiere di Porto proprio a causa di quelle incursioni che devastarono il rione. Della vecchia chiesa parrocchiale, ad esempio, rimase in piedi solo il campanile».

Il presidente onorario dei Combattenti e reduci cittadini evidenzia: «Del resto, la nostra città era un nodo di comunicazioni importante, visto che si incrociavano strade e ferrovie. Da un lato i tedeschi erano in ritirata e dall’altro gli anglo-americani, con i loro apparecchi, tra cui le famose "fortezze volanti", cercavano di creare più danni possibili. Tanto che a fine guerra, il 95 per cento dei fabbricati risultò danneggiato in maniera più o meno consistente. Per questo, di fronte all’alto numero di vittime provocato dagli ordigni, negli ultimi anni ho sollecitato e continuerò a incalzare lo Stato, attraverso il Comune ed i parlamentari che ci rappresentano, a concedere a Legnago la Medaglia d’oro al Valor civile».

«L’incursione del 10 aprile 1945», rimarca Crocco, «fu la più pesante. Fu centrata in pieno la casa di riposo di via Roma, dove rimasero sotto le macerie, privi di vita, 30 anziani, due suore, di cui una, suor Caterina, era stata insignita della Medaglia d’oro durante la Grande guerra del 1915-’18, e un’infermiera. Ritengo imperdonabile che le autorità di allora non avessero sgomberato l’edificio, visto che altri enti, dal Comune all’ospedale, avevano trasferito da tempo servizi ed uffici lontano dal centro, a San Pietro e nella vicina Angiari. Nel dopoguerra, pertanto, il nostro impegno principale fu ricostruire l’istituto per anziani, che ora si trova in corso della Vittoria». L’ex militare prosegue: «Le esplosioni distrussero centro storico, Istituto Salesiano, ospedale, santuario della Madonna della Salute, zuccherificio, stabilimento Montecatini oltre ai ponti ferroviari e stradali sull’Adige. In alcune zone della città sono tutt’ora evidenti i segni prodotti dalle incursioni aeree». Crocco ripercorre vicende tragiche, «come quella che colpì la famiglia Tasca, composta da papà, mamma e un figlio. I tre erano sfollati da Legnago a Villa Bartolomea. Qui, però, un canestro pieno di benzina, sganciato da un aereo per alleggerirsi, precipitò nella loro casa incendiandola: perirono tutti in quel terribile rogo».

Fabio Tomelleri

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