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Impianto di smaltimento
Le due ditte ricorrono
ora al Consiglio di Stato

I laghetti di via Fossa dove dovrebbe sorgere la discarica
I laghetti di via Fossa dove dovrebbe sorgere la discarica
I laghetti di via Fossa dove dovrebbe sorgere la discarica
I laghetti di via Fossa dove dovrebbe sorgere la discarica

La nuova amministrazione comunale di Roverchiara si è insediata da poco, a seguito delle elezioni in cui è stata riconfermato il sindaco uscente Loreta Isolani, ma deve già affrontare un problema non da poco. Una «patata bollente», che coinvolge il paese da più di un decennio con continue proteste da parte dei residenti e degli amministratori. Recentemente, infatti, la «Me.ca. srl» e la «Nec srl New Ecology», le due ditte di Fossò, in provincia di Venezia, che da anni intendono realizzare una discarica di amianto nei laghetti di via Fossa, hanno presentato infatti un nuovo ricorso: questa volta al Consiglio di Stato. L’oggetto dell’istanza riguarda la richiesta di annullamento della sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale del Veneto lo scorso ottobre, nella quale il Tar respingeva la realizzazione della dibattuta discarica, nonché tutti gli atti connessi alla mancata autorizzazione. «Ci aspettavamo questo ricorso, perché anche nelle precedenti decisioni del Tribunale amministrativo le due ditte si erano poi rivolte al Consiglio di Stato», commentao Loreta Isolani, nell’apprendere la notizia a pochi giorni di distanza dal suo insediamento bis alla guida del municipio di Destra Adige. «Abbiamo già dato mandato ai nostri legali di resistere davanti ai giudici», annuncia il primo cittadino. Il ricorso prodotto dalle due società veneziane vede coinvolti, oltre alla Regione Veneto, la Provincia di Verona, il Comune di Roverchiara, l’Arpav del Veneto e il Consorzio di Bonifica Veronese.

La discarica di amianto, prevista in via Fossa, all’interno di una zona tutelata, è un incubo con il quale il paese convive dal 2002, allorché i residenti vennero a conoscenza che alcuni rappresentanti delle due ditte stavano facendo delle rilevazioni nell’area in questione e, allo stesso tempo, erano impegnati ad avviare trattative di acquisto con i proprietari dei laghetti e dei terreni circostanti. Quindi, nel 2006, la notizia della discarica di amianto diventò ufficiale e, nel 2008, le due società depositarono alla commissione regionale di Valutazione di impatto ambientale (Via) il progetto. Da qui iniziò la battaglia vera e propria, con manifestazioni di protesta e raccolte di firme, che non si è ancora conclusa. Se dal punto di vista burocratico la parola fine è stata messa nel 2015, con la delibera di Giunta regionale che recepiva il precedente parere negativo della Via sull’impianto, il filone legale è tuttora aperto. A seguito della delibera regionale, infatti, le due ditte di Fossò avevano presentato ricorso al Tar del Veneto, chiedendo l’annullamento di tutti gli atti che avevano portato alla mancata autorizzazione, dai primi documenti della Provincia di Verona, risalenti al 2009, fino alla già citata delibera del 2015. Il Tar respinse il ricorso, ritenendo che la mancata autorizzazione era stata decisa dopo aver accolto i pareri di tutte le parti in causa e approfondito le valutazioni tecniche. La data dell’udienza davanti al Consiglio di Stato non è ancora stata fissata. «Di certo», conclude il sindaco, «non ci arrenderemo».

Laura Bronzato

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