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Il vicesindaco?
A Bovolone
c’è solo se serve

Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone
Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone
Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone
Emilietto Mirandola, sindaco di Bovolone

Tutti vicesindaci, nessun vicesindaco, a Bovolone. Accomodamento alquanto inconsueto nella decima cittadina più abitata del Veronese - escludendo il capoluogo Verona - dove gli amministratori più popolari ricevettero dalle 200 alle 300 preferenze, e più, alle ultime elezioni. Sicchè si concluse che minimo uno tra essi confidasse, ragionevolmente, in un riconoscimento istituzionale appena appena meno autorevole del sindaco. Eppure, a tutt’oggi, Emilietto Mirandola persevera nel nominare il proprio sostituto tra gli assessori soltanto quando si assenta per sbrigare faccende personali o per recarsi in ferie. Sommando i periodi, si tratta di un mese l’anno. Nei restanti undici mesi, presenzia il sindaco.

Se non fosse obbligato dalla legge a garantire con continuità la funzionalità dell’ ente locale, Mirandola farebbe a meno anche del vicesindaco a chiamata, che è quasi un’altra delle occupazioni occasionali al tempo del Jobs Act.

E dire che, nel 2011, proprio il sindaco diede ad Enzo Buratto il posto fisso di vicesindaco. Un collocamento duraturo nella municipalità che un dirigente d’azienda privata, prima ancora di un dipendente, non potrebbe più permettersi in tempi di ristrettezze economiche. Mentre, nel 2016, sebbene fosse stato il più votato, Buratto rimase consigliere comunale. Nel 2011, le elezioni furono a turno unico; nel 2016, a doppio turno. Le trattative politiche, evidentemente, ebbero rilievo diverso. Ho dimenticato qualcosa, Mirandola?

«Nel 2016, non mi vincolai a patti politici. La maggioranza non ha necessità dello stipendio da vicesindaco. Ciascuno ha il proprio lavoro fuori dagli uffici pubblici, la propria delega assegnata dal sindaco e il proprio senso civico nel risolvere i problemi».

Altra stranezza è che Mirandola sia circondato - manco fossimo nel Padovano - da «gran dottori»: avvocati, architetti e medici. Senza tralasciare l’ingegnere che, però, è in minoranza. Vuoi mettere i veronesi «tutti matti» della filastrocca?

«Mi avvalgo di tanti professionisti perché non mi ritengo un tuttologo. Anzi, sono un contadino».

Il sindaco è scaltro anche nel mostrarci il fango raccolto dalle ruote dell’auto che hanno attraversato la grande azienda di famiglia in cui coltiva il tabacco. Appunto, scarpe grosse e cervello fino: più incarichi distribuisce, più responsabilità, nel dirigere gli incaricati, si attribuisce. Un vicesindaco in servizio permanente sarebbe di troppo?

«Non sono un dittatore. Gli assessori e i consiglieri comunali sono più o meno gli stessi del 2011. Significa che andiamo d’accordo. Non bastasse, ho l’esperienza di chi ha amministrato per dodici anni prima di ritirarsi e di ritornare - dopo i tre commissari prefettizi - da candidato sindaco».

A Bovolone, si è liberi di muoversi e prendere decisioni, tranne quando si debba indossare il Tricolore. Il ministero degli Interni ha evidenziato quanto la fascia simboleggi l’impegno che il sindaco si è assunto nei confronti della comunità. Così da differenziare il sindaco dagli altri rappresentanti pubblici.

«Gli amministratori mettono la fascia se e quando ricevono il permesso del sindaco. Ad eccezione delle celebrazioni matrimoniali, in cui è sempre prevista la fascia. Non si premiano i vincitori di un torneo di briscola con il Tricolore».

Finora, i vicesindaci alla bisogna sono stati l’assessore al sociale Florindo Bernardini e l’assessore alla scuola Nadia Cortiana. Mirandola convoca, gentilmente, entrambi. Vista la brevità, di volta in volta, dell’incarico di vicesindaco, siete riusciti ad infilarvi a tracolla il Tricolore?

Bernardini: «Sì, alla posa di una targa nel distretto sanitario. Dopo la cerimonia, ho riportato immediatamente la fascia al sindaco. Ho una foto, scattata da altri quel giorno, ma che mi è stata inviata un mese dopo».

Cortiana: «Non da vicesindaco, purtroppo. Mi piacerebbe avere un ricordo con il Tricolore».

Bernardini: «Alternare il vicesindaco tra gli assessori? Sono le Pari opportunità di Mirandola».

Tra i due, spiega Mirandola, soltanto Bernardini ha già esercitato i poteri propri del sindaco.

«Dal 2016, ha disposto due trattamenti sanitari obbligatori. Io, uno, nell’amministrazione precedente».

Perché Bernardini è stato vicesindaco a più riprese rispetto alla Cortiana? È vicesindaco più di altri?

«È l’assessore che ha più tempo disponibile. E, per di più, è medico: il più adatto a tutelare la salute che, assieme alla sicurezza pubblica, è tra le priorità di un sindaco».

Vabbè che il suo mandato scadrà nel 2021, perciò ha tempo - chissà se altrettanta voglia - per meditare, tuttavia designerà mai definitivamente il vicesindaco?

«Sebbene abbia temporeggiato, perchè in attesa del nuovo segretario comunale, che è arrivato, così da consolidare maggiormente l’attività municipale, la nomina del vicesindaco non è mai stata discussa all’interno della maggioranza. Nel 2021, terminato il secondo mandato consecutivo, per legge non sarò più candidato sindaco. Quando non ci sarò, quanti e quali dell’attuale maggioranza continueranno ad amministrare? Indicare, adesso, un vicesindaco che sia stabile potrebbe compromettere i programmi a venire. Ad altri sindaci è successo».

Stefano Caniato

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