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Il paese piange la piccola Giulia e prega per lei

La piccola Giulia Nicoli morta all’età di sei anni
La piccola Giulia Nicoli morta all’età di sei anni
La piccola Giulia Nicoli morta all’età di sei anni
La piccola Giulia Nicoli morta all’età di sei anni

Paola Bosaro Chiesa di Veronella gremita venerdì e ieri sera per la preghiera in suffragio di Giulia Nicoli. Tutta la comunità si è stretta attorno alla famiglia della bimba di sei anni, morta giovedì notte all’ospedale di Borgo Trento, a Verona, per le complicazioni seguite ad un intervento chirurgico al cuore – l’ennesimo – a cui la piccola è stata sottoposta per limitare gli effetti di una grave cardiopatia congenita. Domani, sul corpo di Giulia, verrà eseguita l’autopsia: è una prassi dopo operazioni complesse come quella subita dalla bambina. Il funerale verrà celebrato nei giorni successivi a Veronella. Intanto, in paese non si parla d’altro, mentre si moltiplicano i messaggi di cordoglio da parte di tutti coloro che conoscevano l’angioletto con il sorriso e perfino da sconosciuti, che esprimono la loro vicinanza anche sulla pagina Facebook del nostro giornale. Il sindaco Michele Garzon ha postato sul suo profilo la foto di Giulia a due anni e mezzo, seduta sul cofano della Fiat 500 del papà Alessandro, con cui la bimba partecipava ai raduni degli appassionati. Garzon ha scritto un messaggio di saluto e di ringraziamento alla piccola: «Grazie mille Giulia per le belle esperienze e per i momenti che mi hai fatto vivere. Quando tornavo a casa, stavo bene ed ero sereno. Ciao piccolo angelo». I genitori Alessandro ed Elisa Trarivi sono devastati dal dolore, tuttavia riescono a raccontare la storia della loro piccola senza risparmiarsi perché lei per loro «era tutto, era straordinaria». Il miracolo di Giulia è iniziato nel grembo della madre. Durante l’ecografia morfologica, al quinto mese di gravidanza, i medici hanno chiesto a mamma Elisa e a papà Alessandro se volevano abortire. «È affetta da una grave patologia cardiaca, potrebbe non sopravvivere», hanno sentenziato i medici. «Il mio dovere di mamma è di metterla al mondo, a proteggerla ci penserà Dio e a curarla ci penseranno i medici», ha risposto Elisa. Giulia è nata e ha subito un intervento chirurgico a soli otto giorni di vita. Dopo 30 giorni ha avuto una ricaduta ed è finita di nuovo in sala operatoria. Quando è tornata a casa, al termine di un lungo ricovero, in paese hanno fatto una gran festa e hanno organizzato il «Trofeo Giulia», un raduno di appassionati di Fiat 500 per promuovere attività a favore dei bambini cardiopatici. Mamma Giulia ha ricevuto dal Movimento per la vita di San Bonifacio, suo paese di origine, il premio di «Mamma speciale», per aver accolto la vita nonostante tutto. La piccola, malgrado frequenti controlli, ricoveri, ed altri due interventi, ha avuto una vita normale. Amava andare al parco giochi di Veronella, dove faceva amicizia con tutti. Era estroversa e sempre allegra Giulia, tutti ricordano con affetto il suo sorriso. «Quando vedeva un altro bimbo o una persona con problemi fisici non chiedeva mai che malattia avesse, ma il suo nome», ricorda il papà. «Lo sai», soleva aggiungere ridendo, «io ho il cuore matto». Con la sua energia e positività, in questi anni di sofferenza, è riuscita ad unire persone di età, razza e religione diversa. «I vicini di casa pregavano per lei, tutti la incoraggiavano, riusciva a tirare fuori il bene da chiunque», riferiscono i genitori. Papà Alessandro e mamma Elisa non hanno rimpianti. L’hanno accolta fin dal primo battito del suo fragile cuore, l’hanno amata, curata, per quanto possibile le hanno fatto vivere una vita normale. «L’equipe medica che ha seguito nostra figlia è stata fantastica, vogliamo ringraziare tutti per la professionalità dimostrata e l’affetto che ci hanno dimostrato», dicono ancora Alessandro ed Elisa. «Gli anni passati in ospedale ci hanno insegnato che ci sono tante persone buone che si impegnano volontariamente ogni giorno per stare vicino alle famiglie con bambini ammalati», continua il papà. «Grazie a queste persone, Giulia amava perfino andare in ospedale perché i volontari rendevano la sua permanenza forzata un po’ più lieve con giochi ed attività educative». «Il nostro messaggio agli altri genitori è di non mollare mai e di ringraziare Dio per ogni giorno di vita che ci è regalato», concludono i coniugi Nicoli. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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