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Il Movimento 5 Stelle ricorre al Tar
contro i limiti stabiliti dalla Regione

Prosegue l’emergenza Pfas. Contro i limiti relativi alla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque pubbliche stabiliti dalla Regione è stato presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. A prendere l'iniziativa è stato il Movimento 5 Stelle, che ieri, dopo aver depositato l'istanza, ne ha presentato i contenuti a Venezia. «Per impugnare la delibera», ha spiegato l’avvocato Giorgio Destro, «ci siamo basati sugli studi della comunità scientifica mondiale. Il limite previsto dalla normativa italiana è di 500 nanogrammi per litro, ma negli Stati Uniti ci sono state condanne per molto meno».

«La situazione nel Veneto», ha aggiunto il suo collega Edoardo Bortolotto, che segue la parte penale della vicenda, «è paragonabile ad altre nel mondo. Il caso più eclatante ha visto l’azienda Dupont responsabile negli Stati Uniti di un inquinamento che ha colpito 70mila persone». «In Veneto siamo di fronte ad un vero e proprio disastro ambientale, visto che sono state interessate la falda e le acque superficiali di quattro provincie, Vicenza, Verona, Padova e Rovigo, che sfociano nella laguna veneta», ha rimarcato Marina Lecis, esperta in diritto ambientale. «Questa situazione interessa 400mila cittadini. La sorgente della contaminazione è stata identificata dagli studi ufficiali dell’Arpav nella ditta Miteni di Trissino, che già negli anni Settanta aveva prodotto un pesante inquinamento. Le sostanze tossiche sono poi entrate nella catena alimentare». «La Regione ha delle responsabilità, non ha vigilato come doveva e se ne è lavata le mani», avvertono i consiglieri regionali Jacopo Berti, Patrizia Bartelle, Erika Baldin, Manuel Brusco e Simone Scarbel, «comunque non chiediamo l’abbassamento o il ritocco dei livelli. I Pfas nell’acqua non ci devono essere». «Un anno fa ho fatto un esposto alla Procura perché i colpevoli devono pagare ma la nostra battaglia ora deve continuare», attacca Berti. LU.FI.

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