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I 100 anni di Bepi Mosca
tra lager e quattro figli

Giuseppe Cicolin, 100 anni
Giuseppe Cicolin, 100 anni
Giuseppe Cicolin, 100 anni
Giuseppe Cicolin, 100 anni

Ha tagliato il traguardo del secolo di vita, ma ricorda ancora come fosse ieri l’orrore dei campi di prigionia. L’ex internato Giuseppe Cicolin, conosciuto a Santo Stefano dove è nato e vissuto come Bepi Mosca, ha compiuto cento anni il 10 febbraio.

Verrà festeggiato dopodomani, alle 15.30, nella casa di riposo «Filippo Godi» di Gazzolo d’Arcole, dove trascorre le sue giornate al Centro diurno. Saranno presenti i parenti di Cicolin, gli educatori, gli operatori, i responsabili della struttura e il sindaco di Zimella Alessia Segantini, che porgerà a Cicolin gli auguri di amministrazione e cittadinanza. Gli anziani del Centro servizi assisteranno allo spettacolo comico della compagnia arcolese «I soliti ignoti» Il nostro varietà 2.0.

Cicolin era figlio di Silvio e Rosa Pegoraro e aveva due fratelli.

Dopo aver frequentato le elementari a Santo Stefano, «ho ripetuto due volte la quinta per imparare meglio la matematica», scherza, ha seguito il padre fruttivendolo nei vari mercati della zona, a Montagnana, Lonigo, Cologna, Monteforte e Soave. «I soldi non bastavano mai, perciò alla domenica mia madre mi metteva un cestino pieno di arachidi sottobraccio e io passavo di osteria in osteria per vendere le noccioline. Solo così potevamo comprare un pugnetto di farina per preparare la polenta», ricorda. Entrò nell’esercito e quando è scoppiata la seconda guerra mondiale, trasferito a Vipiteno, sempre nella compagnia che si occupava di fornire cibo, vestiario e armi ai soldati in partenza per il fronte.

«Ero caporalmaggiore e istruivo i soldati sulle loro dotazioni», ricorda Cicolin. Nel ’43, dopo la firma dell’armistizio, i tedeschi hanno fatto irruzione nella caserma e hanno ordinato ai soldati italiani di consegnare le armi. Poi, assieme ai commilitoni, è stato inviato in un lager. «Lavoravamo i campi, eravamo sporchi e denutriti», rammenta «un giorno nascosi una patata sotto il berretto e la portai nella baracca. Un ufficiale nazista mi scoprì mentre la stavo cucinando e diede un colpo con lo stivale, ribaltando tutto a terra». Mentre racconta, Bepi si commuove. Così come quando riporta alla mente il giorno del suo rientro a casa, l’undici luglio del 1947. «Mia madre mi corse incontro e io piansi».

Tornato dalla guerra Cicolin ha sposato Elide Andreoli, morta nel 1995. La coppia ha avuto quattro figli ed ha lavorato sempre nel commercio dell’ortofrutta.

Paola Bosaro

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