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Furti di auto e in appartamenti
La banda pedinata e arrestata

La banda riunita davanti al bar delle Golosine per decidere quali colpi mettere a segnoUno dei personaggi indagati fotografato dai carabinieri
La banda riunita davanti al bar delle Golosine per decidere quali colpi mettere a segnoUno dei personaggi indagati fotografato dai carabinieri
La banda riunita davanti al bar delle Golosine per decidere quali colpi mettere a segnoUno dei personaggi indagati fotografato dai carabinieri
La banda riunita davanti al bar delle Golosine per decidere quali colpi mettere a segnoUno dei personaggi indagati fotografato dai carabinieri

Da una parte l’utilizzo di congegni elettronici per inibire il sistema antifurto delle auto di pregio, dall’altra i furti di zainetti a Gardaland dai quali venivano sottratte solo le chiavi dell’auto, in sosta al parcheggio del parco divertimenti, in mezzo un gruppo composto perlopiù da albanesi dediti a furti d’auto e anche a razzie in appartamento.

Un’indagine, quella condotta dai carabinieri di Peschiera e dal Norm della compagnia di Verona, che giovedì è culminata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per due cittadini albanesi, T.G. di 41 anni e A.N. di 21 residente a Isola della Scala. Ai domiciliari, su disposizione del gip Raffaele Ferraro che ha emesso la misura su richiesta del pm Giulia Labia, il fratello di A.N., con le medesime iniziali, 26 anni, l’unico incensurato e che aveva un lavoro: faceva l’autista per una ditta di spedizioni.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria invece la misura per D.K., 22 anni, l’unico italiano della banda. Per tutti invece l’accusa è di far parte di un’associazione per delinquere allo scopo di commettere furti in appartamento e ricettazione di auto.

LA GENESI. Tutto iniziò il 10 luglio 2015, quando i carabinieri fermarono, nel parcheggio di Gardaland (da qui il nome dell’operazione, «Autoland») due giovani albanesi a bordo di una Bmw. Erano dotati di attrezzature in grado di inibire i congegni antifurto, cioè false chiavi di auto di tutte le marche dotate di tecnologia in grado di violare l’immobilizzatore elettronico e il transponder, il componente che invia un codice alla centralina dell’auto per consentire l’accensione del motore. Arrestati in flagranza, l’indomani patteggiarono e tornarono in libertà. E da l’ iniziò l’indagine.

Sempre nel parcheggio vennero sorpresi da un carabiniere che era al parco divertimenti con la famiglia: gli avevano rubato lo zainetto e senza esitare si era diretto al parcheggio dove aveva trovato due persone nella sua auto.

Chiamati i colleghi, pian piano si era delineato il modus operandi. Da una parte di furti di zaini lasciati fuori dalle attrazioni e dall’altra la sparizione delle macchine.

Era solo l’inizio: grazie al servizio di osservazione i militari hanno scoperto che il gruppo si trovava puntualmente in un bar a Golosine, stavano all’esterno, chiacchieravano e si accordavano sui colpi da effettuare. Il capo, T.G., in quel periodo era sottoposto all’obbligo di firma: alle 18.30 andava in caserma e poi si trovava con gli altri e decideva la zona da «battere». Furti in casa a Cerea, Bovolone, Isola della Scala, Oppeano e Vigasio.

Con tutta probabilità A.N., il corriere, durante il giorno ispezionava le zone, poi di notte il gruppo agiva e per trasportare la refurtiva veniva utilizzata l’auto «pulita» di A.N.: quindici i furti accertati, sia in abitazione sia su auto. In un’occasione il capo, parlando con gli altri, aveva indicato un anello che aveva al dito. E alla moglie al telefono, poco dopo, aveva detto di avere un bel regalo per lei. Altro non era che uno dei preziosi rubati in una casa. Dopo mesi di appostamenti è stato ricostruito il modus operandi. Nel frattempo T.G. era tornato in carcere.F.M.

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