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Frana un tratto di argine
Sotto accusa le nutrie

L’argine franato, a causa delle nutrie,  a Botte di Roverchiara
L’argine franato, a causa delle nutrie, a Botte di Roverchiara
L’argine franato, a causa delle nutrie,  a Botte di Roverchiara
L’argine franato, a causa delle nutrie, a Botte di Roverchiara

Un tratto di argine crollato nel fine settimana in località Botte di Roverchiara ha messo in allarme chi si occupa della sicurezza idraulica del territorio, oltre che della gestione delle acque a fini irrigui. Lunedì, infatti, nella zona che si trova nelle vicinanze del confine con Ronco all'Adige, gli operai ed i tecnici del Consorzio di Bonifica Veronese sono dovuti intervenire per programmare la riparazione di un tratto di sponda che era finito improvvisamente nell'acqua. Si tratta di un'ampia porzione dell'argine – la sponda è ceduta da una parte per una quindicina di metri e dall'altra, quella più a valle, per circa cinque metri - che divide il condottino Recanati dal fiume Bussé, che proprio a Botte corrono per un tratto in parallelo. Per rimettere in sesto il terrapieno serviranno un paio di giorni di lavoro.

L'intervento inizierà questa mattina. «Si era formato uno squarcio che aveva letteralmente tagliato in due l'argine, il quale, così indebolito, ha finito per franare per un tratto significativo», spiega il direttore del Consorzio Roberto Bin. «Fortunatamente», aggiunge, «la situazione si è verificata in questo periodo, visto che il livello dell’acqua è basso. «Se un fatto come questo fosse successo con i fiumi in piena saremmo qui a parlare di una situazione ben diversa e con danni di gran lunga superiori». Evidentemente, un intervento di manutenzione, per quanto straordinario, come quello che prende il via oggi, difficilmente sarebbe bastato a rimettere in ordine la sponda franata.

D'altro canto, non è certo la prima volta che il Consorzio di trova ad affrontare situazioni di questo tipo. «Gli interventi volti a rimediare dissesti non provocati solo dalle acque», sottolinea il presidente del Veronese, Antonio Tomezzoli, «hanno una cadenza ormai giornaliera ed impegnano il nostro ente con spese di decine e decine di migliaia di euro l'anno ed un continuo impiego di personale». Sia lui che i suoi uomini sembrano non avere dubbi sul fatto che il crollo avvenuto a Botte di Roverchiara, come altre situazioni analoghe, siano dovuti all'opera delle nutrie. Ossia i roditori che vivono lungo i corsi d'acqua e possono indebolirne le sponde scavando all’interno le proprie tane. «Giusto oggi», spiegano i tecnici del Consorzio, «abbiamo scoperto anche un foro in corrispondenza di un cunicolo sull'argine del Menago, a Bovolone». Una situazione che, tuttavia, non era particolarmente pericolosa proprio grazie al fatto che non ci troviamo in stagione irrigua.

La questione nutrie, d'altro canto, continua ad essere al centro dell’attenzione. Questa mattina, infatti, sarà oggetto di un incontro in Provincia nel quale saranno illustrati i metodi con i quali verrà aperta la «caccia» ai roditori. Già in passato i cacciatori erano stati coinvolti in un'azione volta ad uccidere il maggior numero possibile di questi animali. Poi su questo tema c'erano state controversie giuridiche e nei mesi scorsi si è arrivati all'adozione di una normativa specifica da parte della Regione. Normativa alla quale gli enti amministrativi, gli organi idraulici e le associazioni venatorie del Veronese ora stanno per dare esecuzione.

Luca Fiorin

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