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Ecco com’era il paese
ai primi dell’Ottocento

La mappa lasciata in eredità da Annalisa Brena al museo DIENNEFOTO
La mappa lasciata in eredità da Annalisa Brena al museo DIENNEFOTO
La mappa lasciata in eredità da Annalisa Brena al museo DIENNEFOTO
La mappa lasciata in eredità da Annalisa Brena al museo DIENNEFOTO

Alla scoperta del Comune di Albaredo di due secoli fa grazie alla mappa donata da una ceretana amante della cultura e della storia della Bassa. All’ingresso del «Museo della civiltà dell’Adige» fa bella mostra di sé una cartina del 1801, di 2,10 per 1,40 metri, regalata all’associazione culturale «Adige Nostro» da Annalisa Passarin Brena, appassionata di storia e sostenitrice delle iniziative dell’associazione, deceduta la scorsa estate. Originariamente, la mappa era esposta in villa Serego a Beccacivetta, prima che il complesso cinquecentesco venisse acquistato dalla famiglia Rinaldi. In seguito la carta è stata affissa per molti anni su una parete di villa Ca’ dell’Acqua di Coriano, di cui nel frattempo era divenuta proprietaria proprio la famiglia Brena.

Dopo essere rimasta vedova, la signora Passarin si era trasferita a Cerea e aveva venduto villa Brena, decidendo però di lasciare in eredità agli albaretani una preziosa testimonianza del loro passato. La mappa, commissionata dal conte Giuseppe De Rizzoni e realizzata a Minerbe, è facilmente leggibile e in buone condizioni, anche se l’associazione dovrà provvedere alla pulizia e al restauro, poiché in alcuni punti è stata attaccata dai parassiti. «Fu disegnata nel momento in cui il conte De Rizzoni acquisì le proprietà di Beccacivetta dalla famiglia Serego-Alighieri», spiega il presidente di «Adige Nostro» Gianni Rigodanzo. Nella carta, oltre alla suddivisione dei terreni e all’indicazione dei nomi dei diversi proprietari, è rappresentata un’ansa dell’Adige con tutte le attività del tempo, legate al commercio e alla navigazione. Si evince che oltre alla dogana in centro ad Albaredo, era presente un secondo sito per il controllo delle merci, in località Ca’ Bianca. Si notano le risaie di Coriano, oggi scomparse. «Questo spiega perché ad Albaredo ci sia un’antica pieve dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, patrona degli addetti alla pilatura del riso», osserva Rigodanzo.

Forse il particolare più interessante riguarda però l’abitato della frazione, un tempo costruito vicino al corso pensile dell’Adige. «I continui fontanazzi avevano danneggiato i fabbricati e obbligato il municipio ancora nel Settecento ad emettere un’ordinanza con cui si vietava di seppellire i morti in zona», conclude Rigodanzo.

Paola Bosaro

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