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Degrado continuo nell’ex gioiello della Bassa

Corte Grande a Veronella: da tempo è sorto un Comitato spontaneo di cittadini che quasi quotidianamente la tengono sotto osservazione
Corte Grande a Veronella: da tempo è sorto un Comitato spontaneo di cittadini che quasi quotidianamente la tengono sotto osservazione
Corte Grande a Veronella: da tempo è sorto un Comitato spontaneo di cittadini che quasi quotidianamente la tengono sotto osservazione
Corte Grande a Veronella: da tempo è sorto un Comitato spontaneo di cittadini che quasi quotidianamente la tengono sotto osservazione

Uno squarcio sul tetto del cosiddetto «castello», la parte più antica di Corte Grande. È l’ennesima ferita al complesso monumentale situato nel cuore del centro storico di Veronella, segno del degrado e dell’abbandono di uno dei siti più importanti della Bassa veronese, sui cui perfino il grande Andrea Palladio mise la sua firma. In questi giorni, alcuni attivisti del gruppo «Salviamo Corte Grande» hanno notato il crollo di una porzione di copertura dell’edificio con le merlature, ultimo fabbricato rimasto dell’antica fortificazione medievale scaligera, acquisita dai conti di Serego nel Trecento e rimasta di loro proprietà fino a oggi. In quel castello, che ora rischia di subire gravi danni all’interno se dovessero iniziare le piogge primaverili, soggiornò nella notte tra il 4 e 5 novembre 1532 nientedimeno che l’imperatore Carlo V, con al seguito 800 cavalleggeri e 4.000 fanti. L’ispettore onorario della Soprintendenza Gianni Rigodanzo ha inviato ieri una segnalazione alla Soprintendenza ai Beni architettonici, affinché si attivi presso la proprietaria Carolina di Serego per la riparazione del tetto, «onde evitare ulteriori crolli e danneggiamenti alla struttura». «Il castello è il cuore storico dell’antica residenza della Cucca», ricorda Rigodanzo. «Risale ai primi secoli dopo l’anno Mille, anche se è stato rimaneggiato nel Settecento e le merlature sono state aggiunte nell’Ottocento. All’interno permangono tracce di affreschi che è necessario preservare». Abitata dai conti di Serego fino al secondo dopoguerra, Corte Grande era il loro feudo nel Colognese, al centro di 4.000 campi coltivati a riso e cereali. Sul finire del Novecento era diventata una grande azienda agricola, dove i «fittavoli» dei terreni vivevano e mantenevano aperti e fruibili sia il brolo che gli edifici. Questa conduzione agricola, aperta alla comunità veronellese, è andata avanti fino agli anni Novanta. Dopo che l’ultimo lavoratore al servizio dei Serego se n’è andato, è iniziato il lento ma progressivo declino del sito. La proprietaria ha tentato più volte di vendere il complesso ma finora non ci è riuscita. Nel frattempo però ha fatto mancare ai fabbricati le regolari manutenzioni che consentissero per lo meno la conservazione del bene architettonico. Così, alcuni anni fa, è crollata una vasta sezione centrale del tetto delle barchesse attribuite dal compianto storico dell’arte Lionello Puppi e dal docente universitario Giulio Zavatta al Palladio; e sono collassate pure ampie sezioni delle scuderie, che si possono dire quasi completamente perdute. Sono stati numerosi gli appelli al salvataggio di Corte Grande in questi anni, sia dal mondo universitario che dalla politica locale che dalla stessa popolazione. È sorto un Comitato spontaneo di cittadini che quasi ogni giorno osservano lo stato degli edifici e del brolo, sebbene siano chiusi da tempo al pubblico, e segnalano al Comune eventuali criticità o cedimenti. «I volontari di Salviamo Corte Grande sanno che possono contare su di me», afferma il sindaco di Veronella Michele Garzon. «In tutti questi anni quello che ho potuto fare per la Corte l’ho fatto. Sono cosciente del gioiello architettonico che possediamo, che non è un vanto solo per Veronella ma per tutto il mondo, visto che nel cantiere delle barchesse lavorò Andrea Palladio. Ogni crollo aumenta in noi l’angoscia di veder sparire una parte fondamentale della nostra storia, ma purtroppo possiamo arrivare fino a un certo punto perché la proprietà è privata». «È straziante veder cadere a pezzi Corte Grande, cuore pulsante di Veronella», commenta Graziana Tondini del Comitato. «Noi ci stiamo muovendo da anni e stiamo coinvolgendo tutte le istituzioni che possono avere voce sulla salvaguardia dell’immobile tuttavia, a parte la poca disponibilità della proprietà, dobbiamo constatare pure il silenzio della Soprintendenza. Il ventesimo e ventunesimo secolo si caratterizzano per l’assenza di mecenati in grado di recuperare l’arte per il solo gusto di restituirla alla collettività, senza calcolare il tornaconto economico. Penso anche al degrado che ha cancellato per sempre la cinquecentesca Corte Quari a Cologna e sta distruggendo l’ex convento delle suore Cappuccine, sempre a Cologna», osserva Tondini. Il Comitato proporrà una mostra fotografica alla sagra del Carmine, a luglio, per tenere alta l’attenzione sulla corte dei Serego. Intanto però, il Palladio Museum sembra voler dimenticare il sito di Veronella. «Corte grande non è stata inserita nei siti palladiani dal Centro Studi Andrea Palladio, nonostante la visita degli studenti di architettura e gli appelli, inascoltati, di Puppi», rivela Zavatta. Nel programma del nuovo corso palladiano, intitolato con enfasi «Tutto Palladio: dal Veronese al Friuli», le opere del grande architetto nel Veronese – tra cui Corte Grande di Veronella - mancano completamente. •

Paola Bosaro

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