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Crollano
le quotazioni
delle patate
in campagna

Troppo bello per durare nel tempo. L’inizio della stagione pataticola aveva animato di speranze i produttori del Colognese. Il clima favorevole, l’ottima resa per ettaro (circa 600 quintali) e la qualità più che soddisfacente del prodotto facevano prevedere ai contadini ottimi ricavi, rispetto ai magri guadagni degli anni scorsi. Nel giro di 15 giorni, però, la situazione è drasticamente cambiata. La saturazione del mercato, a causa dell’elevata produzione, ha indotto la maggioranza dei commercianti a contrattare al ribasso. Così la quotazione delle patate, partita da 30 centesimi al chilo, è precipitata prima a 28, poi a 25, fino ad arrivare agli odierni 20 centesimi. C’è addirittura chi vorrebbe pagare l’Agata, la Primura, la Colomba e la Vivaldi (le qualità più diffuse nel Colognese) soltanto 18 centesimi al chilo.

Molti produttori si sono attrezzati con celle frigorifere e conserveranno i tuberi in vista del rialzo delle quotazioni. Quelli che non possono permettersi di conservare le patate stanno tentando una mediazione per non finire in perdita. Non è d’accordo il produttore e commerciante Alberto Agostini: «Chi si vede ridurre il prezzo da parte dell’acquirente dovrebbe giudicare con onestà la qualità del proprio prodotto, che spesso presenta germogli o altri difetti», afferma. «Venti centesimi al chilo è un prezzo ragionevole, considerata l’elevata resa per ettaro». P.B.

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