<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Chi siamo noi
per giudicare?
Affidiamolo a Dio»

Il vescovo di Verona monsignor Giuseppe Zenti
Il vescovo di Verona monsignor Giuseppe Zenti
Il vescovo di Verona monsignor Giuseppe Zenti
Il vescovo di Verona monsignor Giuseppe Zenti

Non c’è bisogno di guardare monsignor Zenti negli occhi. Alle volte anche la voce è specchio dell’anima. E il vescovo di Verona risponde con immensa tristezza, pacato ma scosso alle domande su don Adrian.

Con due questioni su tutte. Come spiegare un gesto simile compiuto da un uomo di fede? E come affrontare un tale dramma con la comunità dei fedeli?

Monsignor Zenti, che idea si è fatto sulla targedia? Perché un giovane sacerdote come don Adrian, descritto come solare e ben voluto dai parrocchiani, ha deciso di compiere un gesto simile?

Lei dice «deciso». Io metterei un punto di domanda. Sappiamo se è stata una decisione? Certo don Adrian si è tolto la vita, ha fatto questo gesto. Noi non capiamo il perché, e per questo siamo scossi e sconvolti.

Conosceva don Adrian?

Conoscevo bene don Adrian, l’ho incardinato io. Padre Flavio Carraro lo aveva accolto nella nostra diocesi. All’epoca Adrian era un frate minore conventuale. La vita claustrale gli andava stretta e aveva chiesto di diventare prete. Nel 2009 l’ho incardinato in diocesi, prima come aiuto a Caprino. A Fane c’è stato il passaggio, si occupava di quattro parrocchie, gli altri parroci erano anziani. Poi è stato destinato a Bevilacqua e Marega, perché il parroco era ammalato.

Quindi lei ne aveva una conoscenza anche personale.

Sì, l’avevo visto anche di recente. Non ha mai dimostrato, né io ho notato, tristezza nel suo cuore. Era riservato, quello sì, ma con noi parlava. Anche qualche giorno fa gli avevo chiesto come stesse, come si trovasse in parrocchia e mi aveva detto che era tutto a posto, che andava tutto bene.

Invece non era così...

Il mattino in cui si è tolto la vita stava preparando la liturgia del giorno, era concentrato sul suo computer. Poi è stato travolto da quello tsunami, che lo ha colpito improvviso. Ecco io credo sia andata così, che Adrian sia stato colpito dallo tsunami della vita.

Immaginiamo quanto sia difficile affrontare un tema tanto doloroso per giunta riguardante un uomo di fede. Un tempo chi compiva gesti simili non aveva diritto al funerale religioso.

Sono tempi passati. Mi faccia dire come Papa Francesco, chi siamo noi per giudicare? Noi non possiamo che affidare nostro fratello alla misericordia di Dio. Ma esorto i miei parrocchiani, tutti i veronesi a pensare che in ogni situazione della vita, anche difficile, bisogna andare avanti e sperare. C’è sempre un domani per cui vale la pena di non mollare.

La Chiesa sta compiendo grandi opere sul fronte del sostegno ai più deboli, ai diseredati, a chi soffre e a chi arriva carico di speranze. Papa Francesco col suo messaggio di fratellanza ha riavvicinato tanti fedeli alle parrocchie. Per contro nella pagine di cronaca di questi giorni in Veneto leggiamo di casi di sacerdoti con donne mentre si riaprono dolorosi casi di pedofilia...

I preti sono in prima linea nell’affrontare i problemi legati alla crisi economica che ha gettato tante famiglie nella povertà e nei confronti di una questione immigrazione a cui troppo spesso i governanti non danno risposte. Non sono eroi, li spinge la fede. Certo, ci sono poi le altre questioni. Dobbiamo andare cauti. Chi sbaglia, che sia prete o meno, deve rispondere delle proprie azioni. Sulla pedofilia avrei tante cose da dire. Quando il reato è certificato, appurato è un conto. E va punito con severità. Molte volte invece si tratta di accuse costruite, non verificate, per affossare l’immagine di una persona. Anche sul prete di Padova vorrei che aspettassimo le conclusioni dell’inchiesta per tirare le somme ed emettere sentenze. Sono state scritte tante cose, alcune forse anche non vere.

E anche su don Adrian c’è chi ha avanzato ombre, che però i carabinieri hanno smentito.

Perchè in un momento così triste fare riferimento a delle voci? Dio solo sa che cosa avesse nell’animo don Adrian. Solo Dio che conosce molte più cose di noi. È una cosa personale che lascia sconvolti tutti noi che gli volevamo bene. Restiamo sconfortati. Adrian aveva nove tra fratelli e sorelle, uno di loro è frate a sua volta, una famiglia numerosa. Noi abbiamo conosciuto un prete contento di quello che faceva. Il suo gesto resterà incomprensibile, e noi possiamo soltanto affidare Adrian a Dio.

Suggerimenti