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Che strana settimana con un giorno di lezione «Giusta precauzione»

Marika ZamperiniCristina PinottiGenitori davanti alle elementariNicola Perazzoli Adamo FeriottoDomenico Munno FOTO DIENNE
Marika ZamperiniCristina PinottiGenitori davanti alle elementariNicola Perazzoli Adamo FeriottoDomenico Munno FOTO DIENNE
Marika ZamperiniCristina PinottiGenitori davanti alle elementariNicola Perazzoli Adamo FeriottoDomenico Munno FOTO DIENNE
Marika ZamperiniCristina PinottiGenitori davanti alle elementariNicola Perazzoli Adamo FeriottoDomenico Munno FOTO DIENNE

Tra qualche inevitabile disagio e l’arrivo di nonni tuttofare, in questo frangente gli unici – per chi ha la fortuna di averli - ad aver tamponato la situazione in tempo reale, la chiusura forzata delle scuole di lunedì e martedì, disposta per l’allarme meteo dalla Prefettura di Verona, e recepita poi dal sindaco di Legnago Clara Scapin non sembra aver dato, in generale, particolari problemi alla famiglie dei bambini e ragazzi che frequentano il polo scolastico legnaghese, il maggiore della provincia dopo la città. Tanto che ieri mattina, davanti ai plessi di materne, primarie e medie, mamme, papà e nonni, nella strana settimana con un giorno solo di lezioni perché oggi comincia il ponte di Ognissanti, concordavano quasi tutti sul fatto che la sospensione delle lezioni, «anche se forse esagerata per il reale pericolo corso dalla nostra zona», fosse stata «la scelta migliore». Qualche critica è arrivata più che altro per le notizie contraddittorie, che verso le 19 di domenica, sono state diffuse su Internet e via social, e che secondo alcuni hanno provocato «solo dubbi e perplessità». MENO PESANTE, come facilmente intuibile, è stata invece l’organizzazione delle famiglie degli studenti delle superiori, preoccupati più che altro dall’aver saltato qualche verifica o interrogazione importante. Superata l’emergenza di questi due giorni, il rientro in classe era comunque atteso. «DICIAMO che ci siamo adattatati alla situazione», sottolinea Cristina Pinotti davanti alla primarie Cotta, di via Leopardi, «perché, anche se qualche intoppo c’è stato, in fondo si è trattato di garantire l’incolumità dei nostri figli. Meglio chiudere piuttosto che rischiare. Ve la immaginate l’ansia dei genitori, costretti a dover arrivare di corsa a scuola per prendere i bambini, tra il traffico impazzito e il panico generale?». Sulla stessa linea Ilaria Faccio, che spiega di aver «potuto contare sulla suocera» , ed Elisa Groppello, convinta che le polemiche «in questi casi non hanno senso, meglio una precauzione in più che in meno». Sempre al plesso delle Cotta, Marika Zamperlin, che arriva da Cerea, rivela di non aver avuto problemi: «Sono abituata a gestire i miei due figli, forse un po’ di disturbo è dovuto al fatto che abbiano riaperto la scuola per un solo giorno». E mentre il papà Emanuele Murasecchi rivela che suo figlio Nicolò non «vedeva l’ora di tornare a giocare con i suoi compagnetti», il nonno «a tempo pieno» Adamo Feriotto ammette: «Per me non è cambiato nulla in questi due giorni. E poi non è vero che c’è stata incertezza. Il sindaco ha fatto quello che doveva». DI DIVERSO PARERE la signora Anna, mamma di due bambini. «La chiusura mi è sembrata esagerata. Quante volte abbiamo visto l’Adige così pieno?». Della stessa idea, davanti alle medie Frattini, di via Vicentini, è la giovane mamma Sarah Ibn, convinta che «l’aver chiuso gli istituti sia stato più che altro un essersi tolti il peso della responsabilità». E mentre Domenico Munno sottolinea che «il pericolo vero era più che altro a Porto, per cui sarebbe stato meglio prendere precauzioni solo in quelle scuole», Nicola Perazzoli ritiene che «dovevano essere presi provvedimenti più mirati, basati cioè sulla situazione reale di Legnago e non su quella di altre aree della provincia, di sicuro più critiche della nostra». Andrea Zampa, papà di due bimbi, alunni dell’Istituto Canossiano, non sembra invece avere dubbi: «La prudenza non è mai troppa». •

Elisabetta Papa

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