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Assemblea a San Vito
«Trattati come sudditi»

L’assemblea pubblica dell’altra sera a San Vito di Legnago: sta parlando il sindaco Clara Scapin
L’assemblea pubblica dell’altra sera a San Vito di Legnago: sta parlando il sindaco Clara Scapin
L’assemblea pubblica dell’altra sera a San Vito di Legnago: sta parlando il sindaco Clara Scapin
L’assemblea pubblica dell’altra sera a San Vito di Legnago: sta parlando il sindaco Clara Scapin

Si alza la protesta e si moltiplicano le preoccupazioni, a San Vito di Legnago, a causa dell’arrivo in città di 50 profughi, che nel mese di ottobre verranno ospitati in un’abitazione privata di via Padana Inferiore Est dalla «Xenia Ospitalità» di Grosseto: l’altra sera 150 persone hanno affollato la sala civica della frazione, per la riunione indetta dal sindaco Clara Scapin allo scopo di informare i residenti sullo stato del progetto di accoglienza, promosso dalla Prefettura attraverso un bando nazionale.

Inoltre questa mattina, dalle 9 in poi, i tecnici dell’Ulss 21 di Legnago, assieme ai vigili urbani e ai funzionari dell’ Ufficio tecnico municipale, eseguiranno, su richiesta prefettizia, il sopralluogo all’edificio privato per verificarne l’idoneità ad accogliere i rifugiati.

Ad assistere all’incontro sanvitese, oltre a parecchi residenti del paese e del limitrofo centro di Minerbe, c’era anche una nutrita componente dei comitati Difesa Bassa Veronese e Verona ai Veronesi, i cui esponenti hanno contestato a più riprese il primo cittadino, interrompendone gli interventi.

In platea c’erano anche diversi esponenti dei partiti all’opposizione, tra cui il consigliere di Centrodestra Legnago Roberto Danieli, il vicesegretario leghista Nicola Scapini e il membro del direttivo locale di Forza Italia Gaetano Iarrusso. La discussione è stata accesa fin dall’inizio.

«Vogliamo gestire il problema in modo razionale e legale», ha esordito il primo cittadino, affiancato dagli assessori Donatella Ramorino, Claudio Marconi e dal consigliere Elena Zanetti, «visto che già l’anno scorso avevamo affrontato il problema gestendo piccoli gruppi di profughi, come quelli ospitati dalla parrocchia del Duomo ed all’ostello Adige». E ha aggiunto: «Lo scorso luglio ho appreso dai giornali dell’arrivo dei nuovi rifugiati e ho contattato immediatamente la Prefettura. Abbiamo pure avuto un colloquio con la cooperativa toscana e parlato con le associazioni di volontariato del territorio, perché possiamo affrontare questo problema solo con il contributo di tutti. La presenza delle forze dell’ordine sarà comunque garantita».

Le rassicurazioni del primo cittadino, che dopo un paio d’ore di dibattito acceso ha lasciato l’aula anticipando gli altri amministratori, non sono bastate a tranquillizzare la platea che ha continuato a rumoreggiare. «Lasciare da sola la cooperativa a gestire i profughi», ha aggiunto Claudio Marconi, assessore ai lavori pubblici, «potrebbe andare a discapito di tutta la comunità Per questo è necessario coinvolgere il volontariato. Nel documento che stiamo preparando assieme agli altri sindaci della provincia evidenzieremo al Governo che vogliamo essere coinvolti maggiormente nell’affrontare temi come questo». Poi ha ammesso: «Non sarà un percorso semplice, visto che l’iter per il riconoscimento dello status di rifugiato politico dura all’incirca un anno. Per questo, con i cittadini di San Vito costituiremo un gruppo di lavoro allo scopo di monitorare la situazione dopo l’arrivo dei profughi».

«Il sindaco», ha protestato una residente, «ha informato noi residenti per ultimi, trattandoci come sudditi».

«I nostri figli che oggi frequentano liberamente la piazza potranno continuare a farlo anche dopo l’arrivo dei migranti?», ha chiesto preoccupata una mamma. Mentre un vicino della dimora dove verranno ospitati i richiedenti asilo ha rimarcato: «Ritengo che l’edificio scelto non abbia gli spazi sufficienti per 50 persone tutte assieme». I comitati Difesa Bassa Veronese e Verona ai veronesi hanno contestato duramente l’esecutivo, preannunciando, per venerdì 7 ottobre alle 20,30 in piazza Garibaldi un corteo di protesta «contro gli ordini dettati dall’alto senza interpellare i residenti e le politiche migratorie, che nel clandestino vedono una lauta fonte di guadagno».

Fabio Tomelleri

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