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Assalto al furgone carico di sigarette

Stecche di sigarette: a Pressana una banda di quattro persone ha rapinato un furgone
Stecche di sigarette: a Pressana una banda di quattro persone ha rapinato un furgone
Stecche di sigarette: a Pressana una banda di quattro persone ha rapinato un furgone
Stecche di sigarette: a Pressana una banda di quattro persone ha rapinato un furgone

Hanno aspettato che un furgone carico di sigarette giungesse in una zona isolata, lungo la strada che collega Caselle di Pressana al capoluogo. E, non appena ha superato il ponte sul fiume Fratta, gli hanno sbarrato la strada con un camioncino costringendolo a fermarsi. A quel punto, pistole in pugno, sono scesi e hanno assaltato il mezzo svuotandolo per buona parte. Dopodiché sono fuggiti con centinaia di stecche delle migliori marche lasciando il malcapitato conducente sotto choc. Rapina lampo, con una rapidità e una precisione chirurgiche, l’altra mattina in via Damiano Chiesa, dove quattro banditi, completamente vestiti di nero e con il volto travisato da passamontagna, hanno messo a segno una razzia ispirata ai celebri colpi ai portavalori. Limitandosi, fortunatamente, a fare il pieno di tabacco senza infierire sull’autista, che suo malgrado si è trovato protagonista di una scena da brividi, vista tante volte al cinema e al telegiornale. L’AGGUATO. Mancavano pochi minuti alle 10 quando A.G., un 47enne residente a San Bonifacio, ha lasciato la Provinciale 500 che unisce Cologna a Minerbe. Al volante del furgone con cui stava effettuando le consegne nelle tabaccherie della zona, per conto della ditta «Magma srl» di Legnago, alla rotonda di Caselle ha imboccato la strada che porta a Pressana. Un percorso abituale, poco trafficato, in mezzo alle abitazioni che si fanno via via sempre più rade fino a lasciare spazio alle coltivazioni. Ed è stato proprio in un punto in aperta campagna, lontano da sguardi indiscreti, che il commando ha teso l’agguato all’autista. Con tutta probabilità l’avevano pedinato per giorni studiando la spola che l’uomo faceva abitualmente per rifornire le rivendite della Bassa. Sta di fatto che i banditi hanno agito a colpo sicuro, senza perdere tempo. Anche perché potevano sopraggiungere altri veicoli provenienti dalla frazione o in arrivo dal capoluogo. Non appena il furgone stipato di sigarette ha oltrepassato il ponte sono sbucati perciò da una piazzola laterale, dove lo stavano aspettando, e gli hanno chiuso il passaggio mettendosi trasversalmente. LA RAPINA. Lì per lì l’autista ha pensato che quel furgoncino di colore chiaro che gli ostruiva la strada stesse facendo manovra. Tuttavia, sono bastati pochi istanti per far capire ad A.G. le reali intenzioni delle persone a bordo. Non appena si è fermato sono scesi infatti quattro uomini incappucciati, tutti armati di pistola - non si sa se vere o giocattolo visto che erano sprovviste del tappo rosso di sicurezza - che l’hanno circondato. «Fermo, altrimenti ti ammazziamo», hanno intimato i malviventi al 47enne, in un italiano senza particolari inflessioni. E così, di punto in bianco, quel viaggio fatto tante altre volte si è trasformato per l’uomo in un incubo sicuramente difficile da dimenticare. Sotto la minaccia delle armi, la banda è entrata in azione completando un blitz studiato, a quanto pare, nei minimi dettagli. Quindi ha aperto il portellone trasbordando numerosi scatoloni - il bottino non è ancora stato quantificato - senza tuttavia impossessarsi di tutto il carico. Forse il commando è stato disturbato da qualche rumore o da qualcuno che stava arrivando e ha preferito lasciare la razzia la metà per fuggire indisturbato. L’ALLARME. Quando i rapinatori si sono dileguati, l’autista ha telefonato al 112. A Caselle si sono precipitati subito i carabinieri della stazione di Cologna, che hanno avviato le indagini con i colleghi della Compagnia di Legnago sulla scorta delle testimonianza e di altri indizi raccolti. Anche se, allo stato attuale, il rebus investigativo appare difficile da districare poiché nella zona non sono presenti né abitazioni né telecamere. La notizia dell’agguato si è diffusa immediatamente in paese facendo riaffiorare una paura che si era già diffusa tra la popolazione del piccolo centro dell’Adige Guà nell’aprile dello scorso anno. In quel caso si trattò di una violenta rapina in casa ai danni di Gianni Dal Maso, 75 anni, e di sua moglie Franca Magro, di 72. I due pensionati avevano appena finito di cenare quando due individui incappucciati penetrarono nella cucina della loro villetta di via Sant’Eugenia. E per la coppia iniziarono così minuti angoscianti in balia dei banditi, che la minacciò con un coltello e una pistola, per poi picchiarla selvaggiamente. Tanto da costringerli più tardi a farsi medicare all’ospedale dopo essersi liberati dal bagno dove erano stati rinchiusi. Il colpo fruttò ai banditi, scappati attraverso i campi, qualche gioiello e 500 euro in contanti. Ma lasciò, oltre ad un terribile ricordo nelle vittime, una scia di paura ed insicurezza tra i residenti. Al punto che il Comune corse subito ai ripari promuovendo il servizio di controllo di vicinato e varando un progetto che comprendeva un potenziamento dei controlli notturni e l’installazione di cinque nuove telecamere, agli ingressi del paese, collegate alla centrale operativa della polizia locale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Nicoli

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