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«Amia, un nuovo inceneritore non ha giustificazione»

«Un nuovo inceneritore al confine con Rovigo o Mantova? No, grazie». Maurizio Lorenzetti, presidente dell’Esa-com di Nogara, la società a capitale pubblico che gestisce il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento rifiuti in 19 Comuni (20 dall’anno prossimo) del Bacino Verona sud, risponde così alla proposta fatta nei giorni scorsi dal presidente di Amia Bruno Tacchella che, sorprendendo i sindaci, aveva dichiarato di voler «mettere allo studio l’ipotesi e discuterne con la Regione, dove sappiamo esserci apertura in tal senso». La contrarietà del presidente di Esa-com non si nasconde dietro motivazioni ambientali. «Nella città di Verona e in provincia», dice Lorenzetti, «non c’è una produzione di secco tale da giustificare la presenza, anche dal punto di vista economico, di un termovalorizzatore». Nel 2017 i 85.643 abitanti dei 19 Comuni Esa-com, in media hanno prodotto 53,1 chili di rifiuto secco pro capite. «Pochi per pensare di costruire un termovalorizzatore», spiega Lorenzetti. Nel Veneto sono presenti al momento quattro inceneritori, ma solo due di questi sono in funzione: a Padova e a Schio, nel Vicentino, mentre gli impianti di Fusina (Venezia) e Ca’ del Bue a Verona sono spenti. «Se sì decide di dotare il Veronese di un termovalorizzatore», afferma Lorenzetti, «anziché costruire un nuovo impianto di questo tipo, prima di tutto si dovrebbe trovare il modo di riattivare quello di Ca’ del Bue». Per il presidente di Esa-com, «le priorità del territorio in cui viviamo sono altre, servono impianti per lo smaltimento di rifiuti ingombranti e della carta, opere che consentano di far andare la minore quantità possibile di rifiuti nella discarica a Torretta a Legnago che, come sappiamo, è quasi satura». «Da anni chiediamo ai veronesi di effettuare una raccolta differenziata porta a porta spinta», prosegue Lorenzetti, «ma poi ci troviamo costretti a far finire comunque la spazzatura in discarica perché Verona è sprovvista di impianti adatti e di conseguenza i piani finanziari finiscono con l’esser più cari». Se quella di Lorenzetti è una presa di posizione contraria a un nuovo inceneritore, ancora più netta è la risposta di Legambiente Veneto alla proposta di Tacchella. «L'incenerimento dei rifiuti non è una soluzione bensì un problema. La strada da percorrere è la raccolta porta a porta con tariffazione puntuale, l'aumento dei costi di discarica e la costruzione di nuovi impianti di riciclo», ha affermato nei giorni scorsi in una nota l’associazione ambientalista. E quello della tariffa puntuale è un tema che trova favorevole anche il presidente di Esa-com. «Siamo già avanti sotto questo punto di vista», dichiara Lorenzetti, «in diversi Comuni abbiamo attivato la raccolta di umido e secco con bidoni dotati di microchip. Si tratta di un modo per consentire agli utenti di pagare il servizio per il numero di svuotamenti effettivamente eseguiti e per responsabilizzarli a differenziare sempre meglio, facendo finire così in discarica la minor quantità di rifiuti possibile». Per dare un’accelerata al tema della tariffa puntuale, secondo Lorenzetti, «è necessario che tutte le società che si occupano di raccolta rifiuti nel bacino Verona sud stabiliscono un regolamento che sia uguale per tutti i Comuni che ne fanno parte». •

F.S.

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