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«Amanda, per noi ginecologi il suo caso era aborto sicuro»

La piccola Amanda con mamma Vanna e papà Alberto I coniugi Tagliaferro con i bambini,   Martinelli e don Albertini
La piccola Amanda con mamma Vanna e papà Alberto I coniugi Tagliaferro con i bambini, Martinelli e don Albertini
La piccola Amanda con mamma Vanna e papà Alberto I coniugi Tagliaferro con i bambini,   Martinelli e don Albertini
La piccola Amanda con mamma Vanna e papà Alberto I coniugi Tagliaferro con i bambini, Martinelli e don Albertini

«Quando il 23 settembre 2014 a Vanna si ruppero le membrane era appena alla tredicesima settimana di gestione più tre giorni. Per noi ginecologi questo è un aborto sicuro. Nessun bambino ha la speranza di sopravvivere ad un evento del genere». Il dottor Paolo Martinelli, ginecologo dell’ospedale «Mater Salutis» di Legnago, lo dice a chiare lettere, anche se quasi con pudore: dal punto di vista della scienza Amanda Maria Paola Tagliaferro non aveva alcuna possibilità di sopravvivere. Martinelli, che l’altra sera al teatro parrocchiale di Villa Bartolomea è intervenuto per la prima volta in pubblico dopo l’ufficializzazione da parte della Chiesa della nascita della piccola per intercessione del beato papa Paolo VI, non era il medico che seguì direttamente Vanna Pironato nella gravidanza. Ma quello che l’accolse in reparto all’indomani della villocentesi, quando iniziarono a presentarsi perdite e dolori al ventre: sintomi che, pur non essendo subito riconducibili a quell’indagine alquanto invasiva, per la quale le fredde statistiche mediche indicano una possibilità dell’1 per cento dei casi di andare incontro a complicanze, nel giro di pochi giorni, purtroppo, si manifestarono invece in tutta la loro evidenza come il preludio all’aborto. «Le membrane si ruppero qualche giorno dopo, il 23 settembre», ha proseguito il medico nel corso della serata aperta dal parroco di Villa Bartolomea, don Benedetto Mareghello, e da don Agostino Albertini, canonista, intervenuto per spiegare il significato ecclesiale del miracolo. «Venni a saperlo da Sabrina, un’amica di Vanna, che mi raccontò questa storia disperata. Fu allora che mi venne d’istinto consigliarle di pregare Paolo VI. Di solito non parlo in questi termini ai pazienti, ma fu qualcosa di spontaneo. Giusto la notte prima avevo letto la notizia che questo papa, ingiustamente e a lungo dimenticato, era diventato beato per un miracolo su un feto negli Stati Uniti. Il fatto mi aveva commosso e riempito di gioia perché lo ricollegai all’Enciclica Humanae Vitae, un autentico inno alla vita che ebbi l’occasione di approfondire per la prima volta dieci anni fa». Il dottor Martinelli ha poi ricordato gli innumerevoli tentativi medici ai quali si sottopose la signora Vanna per portare avanti la gravidanza - tra i quali due amnioinfusioni di altissimo livello specialistico a Monza, l’ultima delle quali fallì - ma anche i gravi problemi che si presentarono dopo la nascita di Amanda, a sole 26 settimane e quattro giorni di gestazione. «É stato un percorso durissimo e travagliato, costantemente accompagnato dalla parola aborto», è intervenuta mamma Vanna - Il 24 ottobre io e mio marito, dopo l’ennesima visita all’ospedale di Borgo Roma che non lasciava speranze visto che ci avevano detto chiaro che l’assenza di liquido amniotico non permetteva la formazione degli alveoli polmonari, avevamo raggiunto il Santuario della Madonna delle Grazie a Brescia per chiedere a Paolo VI la grazia per la bambina. Da allora, iniziammo a pregarlo senza sosta e il 25 dicembre Amanda venne alla luce sfidando tutto e tutti». Una sfida che proseguì anche dopo, nei tre lunghissimi mesi nel reparto di Patologia e Terapia intensiva neonatale di Borgo Roma dove la piccola sopravvisse anche ad un arresto cardiocircolatorio. «É stata proprio Amanda», ha precisato papà Alberto, «a darci la forza di combattere, anche durante la gravidanza. Vanna non si è mai arresa. Ha lottato e ha avuto il coraggio e l’umiltà di affidarsi con me a qualcosa di più grande». «Ma la prima a parlarci», ha concluso Tagliaferro, «è stata Amanda, con il suo cuoricino che sentivamo battere durante le ecografie. Noi l’abbiamo ascoltata e siamo andati avanti. I miracoli avvengono se ci si crede. Ma spero che la nostra storia possa infondere un po’ di coraggio ad altri genitori». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Elisabetta Papa

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