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Addio all’autostrada delle Basse

L’imbocco del ponte Dino Limoni che venne inaugurato nel 1989 dall’allora ministro dei Lavori pubblici Giovanni Prandini FOTO DIENNE
L’imbocco del ponte Dino Limoni che venne inaugurato nel 1989 dall’allora ministro dei Lavori pubblici Giovanni Prandini FOTO DIENNE
L’imbocco del ponte Dino Limoni che venne inaugurato nel 1989 dall’allora ministro dei Lavori pubblici Giovanni Prandini FOTO DIENNE
L’imbocco del ponte Dino Limoni che venne inaugurato nel 1989 dall’allora ministro dei Lavori pubblici Giovanni Prandini FOTO DIENNE

De profundis per l’autostrada delle Basse: sul Bollettino ufficiale regionale (Bur) è stata pubblicata la delibera votata il 7 agosto dalla giunta guidata da Luca Zaia con la quale è stato preso atto che il raggruppamento temporaneo d’ imprese che si era aggiudicato la realizzazione della strada a pedaggio che avrebbe dovuto congiungere Legnago con Monselice, in provincia di Padova, ha rinunciato a portare avanti il contratto di concessione che aveva ottenuto dalla stessa Regione cinque anni fa. L’atto dell’esecutivo regionale mette la parola fine alla storia di un’infrastruttura che all’inizio degli anni Duemila era vista come un’opportunità di sviluppo per territori fra loro mal collegati, ma che poi è rimasta sospesa in una sorta di limbo senza tempo. La nuova Regionale 10, che doveva innestarsi nel Padovano sulla Statale 16 Adriatica e nel Veronese connettersi alla Transpolesana, correndo a Sud del tracciato esistente, è a dire il vero stata realizzata per alcuni tratti. Sia nel Padovano, dove ne sono stati costruiti i primi 10 chilometri, che vanno da Monselice a Carceri, che nel Veronese. Qui sono stati creati i raccordi con la 434 e le provinciali 44 e 44b, per un totale di 4 chilometri, e la variante di San Vito dell’attuale regionale 10, per altri 2,6 chilometri. L’inizio dell’attività pareva far presagire a una realizzazione in tempi veloci dei quasi 23 chilometri mancanti. Di questi circa 18 sono posti nel Padovano e quasi 5 nel Veronese, dove erano previsti l’attraversamento dei territori comunali di Legnago, Minerbe e Bevilacqua, con uno svincolo a Minerbe, un viadotto sulla linea ferroviaria Mantova-Monselice e un ponte sul fiume Fratta. I cantieri sono stati fermati nel 2007 e nulla si è più mosso. Eppure, nel febbraio del 2012, la Regione ha emesso un bando per la concessione della nuova strada a pedaggio. Bando in seguito al quale, nel maggio dell’anno successivo, è arrivata l’aggiudicazione al raggruppamento formato dalla capogruppo Giuseppe Maltauro Spa di Vicenza, poi divenuta Icm spa, da Nuova Codemar srl di Chioggia, Venezia, e Intercantieri Vittadello di Limena, Padova. Il project financing del valore di 283 milioni, di cui 33.500 derivanti da contributo pubblico, che prevedeva la costruzione entro 48 mesi di una strada a una corsia per senso di marcia in cambio della possibilità di incassare per 38 anni il pedaggio che avrebbero pagato i mezzi che la percorrevano non è però mai decollato. È vero che nel 2014 e 2015 la Regione ha acquisito tutte le documentazioni utili a dare attuazione alla concessione - «un’attività particolarmente complessa», secondo l’attuale delibera della Giunta regionale - ma nel gennaio del 2016 c’è stata una svolta che ha poi portato all’attuale fine del progetto. Da una parte la Regione ha spiegato che non aveva i fondi necessari a coprire la sua parte dei costi. Dall’altra i concessionari hanno affermato che i costi di costruzione erano aumentati, le previsioni di traffico erano diminuite ed il sistema previsto per l’esazione dei pedaggi sarebbe stato fonte di mancati introiti. Anche se fra il 2015 e il 2016 la Regione è riuscita a reperire le risorse per far fronte ai suoi impegni, già lo scorso anno è parso evidente che ormai ogni speranza stava scemando. Sinché, circa 9 mesi fa, non è arrivata la conferma pubblica da parte dell’assessore regionale ai lavori pubblici Elisa De Berti che non era possibile trovare un accordo con i privati. Un annuncio seguito dal percorso burocratico che ha ora portato al definitivo addio all’autostrada delle Basse, progetto che qualche Comune del Padovano aveva annunciato a fine 2017 di voler comunque provare a mantenere in vita, incassando per questo anche l’interesse della Regione, anche se poi di questo tentativo non si è più saputo nulla. Così come non si è mai capito se anche i Comuni veronesi fossero pronti a mettersi in gioco. La situazione dell’altra autostrada che avrebbe dovuto interessare il Basso Veronese non è certo rosea. Nel marzo scorso sul Bur è stata pubblicata una delibera secondo cui la Regione non sottoscriverà la concessione per la realizzazione e la gestione della Nogara-Mare, che con i suoi 107 chilometri a pedaggio avrebbe dovuto collegare la pianura scaligera con l’Adriatico. •

Luca Fiorin

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