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«A Legnago
non stiamo
tirando
a campare»

Ha pre(te)so il posto del precedente vicesindaco, sebbene Claudio Marconi avesse ricevuto, più o meno, il quadruplo delle preferenze alle ultime elezioni amministrative. Si è (ri)preso la delega all’innovazione tecnologica, di cui rivendicava la proprietà intellettuale già prima delle votazioni, che invece era stata affidata all’assessore Silvia Baraldi. Sarà una recluta del Consiglio comunale di Legnago Simone Pernechele - si è candidato, per la prima volta, nel 2014 - nondimeno il sindaco Clara Scapin, che è una veterana, ha dovuto firmare addirittura una tregua con il proprio vicesindaco. C’è da dire che i due, vuoi mai s’interrompesse bruscamente la pace, difficilmente si affronterebbero nella battaglia decisiva. Almeno finché amministreranno assieme la capitale del Basso veronese. Nella guerra dei Roses - film degli anni Ottanta - Michael Douglas e Kathleen Turner fecero a pezzi casa propria, giorno dopo giorno, prima di essere irrimediabilmente travolti dall’unico arredo ancora integro: il lampadario. Nel 2019, sarebbero i compaesani, anziché un suppellettile, a decidere il destino, ovviamente elettorale, del sindaco e vicesindaco. Prima delle scorse votazioni, la Scapin e Pernechele erano iscritti entrambi al Partito Democratico. «Ho lasciato il Pd prima di Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani», osserva Pernechele.

Lei e la Scapin continuate a scagliarvi addosso le stoviglie.

«Nel partito, io e la Scapin ci vedevamo una volta la settimana. In Comune, ci vediamo tutti i giorni».

Se anche la Scapin fosse oltremodo diplomatica - per ruolo o, chissà, per indole - non è che Pernechele sia oltremodo pragmatico? Lei, inizialmente, era il presidente del Consiglio comunale. Non era abbastanza?

«È stato il mio gruppo di riferimento a decidere, nel 2015, che diventassi il vicesindaco. C’erano degli accordi con la Scapin che dovevano essere rispettati. Non ero il migliore, avevo più tempo disponibile rispetto agli altri».

Da quando è vicesindaco, quante altre crisi di maggioranza ci sono state?

«Due, di cui una relativamente recente. Ho detto ciò che avevo da dire, dirò ciò che avrò da dire».

Date l’impressione di essere separati in municipio. Meglio il divorzio? La Scapin e Pernechele sopravviveranno?

«Non stiamo tirando a campare. Legnago è una città che sta perdendo sempre più competitività economica e sociale. Gli uffici di rappresentanza degli enti pubblici si stanno ridimensionando o se ne stanno andando. Siamo oltre metà mandato. I dipendenti comunali debbono occuparsi dell’amministrazione ordinaria, la Giunta e il Consiglio comunale debbono provvedere all’amministrazione straordinaria, cioè a programmare e realizzare progetti per lo sviluppo di Legnago. La città dovrebbe condividere infrastrutture e servizi con i Comuni vicini affinchè il territorio invogli maggiormente gli investimenti».

Pernechele ha la delega al bilancio.

«La Scapin ha le chiavi di casa. Io ho il conto corrente e, metafora per metafora, ho ritirato i bancomat alla maggioranza. L’uno - il sindaco - non può fare a meno dell’altro - il vicesindaco. Non ho alcunché di personale contro la Scapin. Voglio bene al sindaco. La politica, però, è la politica».

Pernechele ha anche la delega al patrimonio. Oltre ai bancomat, dispone dei gioielli di famiglia?

«Edifici, semplici appartamenti, terreni: una cinquantina di proprietà. L’ex caserma militare Rebora appartiene al Demanio, ma si trova in un appezzamento comunale. Il fabbricato è pericolante. Io dico: se non troviamo, finalmente, un’intesa, disponiamo la demolizione dello stabile - 5 mila metri quadrati di superficie, la mancanza si noterebbe - motivata da un’ordinanza a tutela dell’incolumità pubblica. La Scapin, al contrario, è prudente nella trattativa. Grazie alla ristrutturazione dell’immobile sostenuta dai privati, potremmo rivincere, o quasi, le elezioni amministrative. Non comprendo la Scapin: eppure ha concretizzato la mia proposta di costruire la nuova scuola media nel capoluogo che sarà utilizzata dal prossimo anno scolastico. Eppure, io e la Scapin concordiamo sulla nuova caserma dei carabinieri e sulla nuova biblioteca».

Piuttosto, ho compreso bene: «... potremmo rivincere le elezioni...»? Cioè, la Scapin di nuovo sindaco?

«Potrebbe».

E lei, di nuovo vicesindaco, stavolta dal principio dell’amministrazione? Oppure, Pernechele si candiderebbe sindaco?

«Mi metterei a disposizione, se ci fossero i presupposti. Non so se da sindaco».

Insomma, volente o nolente, potrebbe essere uno dei candidati sindaci. La Scapin ne sarà già consapevole. Cos’ha la Scapin, che comunque adesso è il sindaco, più di Pernechele?

«E più popolare. Io, per motivi di lavoro, mi sono assentato da Legnago per oltre dieci anni. La Scapin è sempre presente sia dentro sia fuori il municipio, durante le attività amministrative e le manifestazioni pubbliche».

Sembra che il vicesindaco conceda l’onore delle armi al sindaco. Un gesto cavalleresco che era mancato nella guerra dei Roses: i consiglieri comunali sono complessivamente sedici, più la Scapin. Il gruppo di Pernechele ha cinque degli undici consiglieri di maggioranza. I restanti cinque sono consiglieri di minoranza.

«Siamo decisivi».

Ci sarà un’altra crisi di maggioranza? Pernechele spiega che, piuttosto, ci sono da riorganizzare, dopo 30 anni, i 120 dipendenti comunali, poichè 20, forse 30 di essi, da oggi al 2020, andranno in pensione.

«Più efficiente è il personale, più efficienti sono gli amministratori».

Ricordate che cosa suggerì Denny DeVito - l’avvocato - al cliente intenzionato a dividersi dalla moglie e al quale aveva raccontato la guerra dei Roses? Che la guerra in famiglia fa male, ma proprio male, ad ambedue.

Stefano Caniato

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