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«A 27 anni non ho casa
e non trovo un lavoro»

A 27 anni, senza un lavoro fisso, è in cerca di un’abitazione per avere finalmente una dignità e garantirsi una certa autonomia.

La storia di Andrea Scapigliati è purtroppo simile ad altre dei nostri giorni in cui la precaria situazione familiare e l’instabilità a livello lavorativo fanno precipitare le persone in un vortice di povertà ed emarginazione da cui è difficile uscire. Per Andrea l’inizio dei problemi risale a cinque anni fa, quando la madre con cui viveva è deceduta per una grave malattia.

«Poco tempo dopo mio padre si è trasferito a Roma», ricorda il giovane «lasciandomi in balia del mio destino». Scapigliati ha due sorelle più grandi che però non vivono ad Albaredo e hanno pure loro qualche grattacapo a livello economico. Così ha scelto di vivere nella casa della zia, a Presina.

«È un’abitazione molto vecchia, senza riscaldamento. Le condizioni di vita non sono delle migliori. Tra mia zia e suo fratello che abita al piano di sopra ci sono spesso discussioni perciò il clima è pesante. Nell’inverno scorso, ho deciso di fare le valigie e di chiedere ospitalità alla mia fidanzata, che vive con i genitori a Bovolone», rivela il ventisettenne.

Il giovane ha lavorato per un periodo come elettricista ma il contratto è scaduto a marzo. Ora sta cercando un nuovo lavoro tuttavia, non disponendo di un’automobile di proprietà, fatica a spostarsi perché dipende dagli orari dei mezzi pubblici. Purtroppo, anche la famiglia della fidanzata non naviga nell’oro. Ciononostante il padre della ragazza Graziano Bertozzo ha condiviso volentieri con il ventisettenne il suo alloggio popolare.

«ALLA NOSTRA FAMIGLIA Andrea non dà alcun disturbo, visto che disponiamo di due stanze da letto, però non può trasferirsi qui definitivamente perché, come ci hanno spiegato in Comune, l’appartamento non è strutturato per quattro persone», riferisce Bertozzo.

Mentre sembra aprirsi uno spiraglio di occupazione, – in questi giorni è in prova in una fabbrica di Legnago – Scapigliati è tornato nel suo Comune di residenza a chiedere un alloggio popolare. «Possibile che per i profughi ad Albaredo sia stato subito trovato un tetto, invece per me non ci sia neppure un monolocale?», si è chiesto.

Il giovane ha incontrato l’assistente sociale ma è stato deluso. «Mi ha consigliato di chiedere aiuto alle mie sorelle o, in alternativa, di recarmi all’ostello della gioventù di Verona», racconta. «Sono rimasto molto amareggiato». L’assessore ai servizi sociali Francesca Zamboni racconta un’altra versione. «Non abbiamo mai sbattuto la porta in faccia al ragazzo», afferma Zamboni. «peraltro disponiamo pure di un alloggio libero in questo momento. Per avviare le procedure di assegnazione però abbiamo bisogno di conoscere nel dettaglio la situazione economica e patrimoniale del giovane. Ci serve il modello Isee, ma lui non ha voluto consegnarcelo»

Scapigliati replica di non poter consegnare l’Isee perché lo zio non vuole assolutamente fornirgli i dati catastali della casa. A questo punto avrebbe pure pensato di cambiare residenza, ma come può farlo se non ha una casa? L’ospitalità in casa della fidanzata a Bovolone scadrà a fine maggio. Per giugno il ventisettenne dovrà trovarsi un nuovo tetto. Per quella data lui spera di non essere costretto a dormire su una panchina del Campo della Fiera.

Paola Bosaro

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